ARCO fa centro!

La fiera spagnola torna alle cifre di visitatori e vendite pre-pandemia con un pubblico internazionale che ne loda l’alto livello

La scultura di Eugenio Merino per la galleria ADN di Barcellona. Foto arteedadsilicio
Roberta Bosco |

L’allegria è tornata negli stand di ARCOmadrid, la principale fiera d’arte contemporanea della Spagna () che domenica 26 febbraio ha concluso la sua 42ma edizione sfiorando i 100mila visitatori. Già dal primo giorno, affollato come non mai, i galleristi non potevano nascondere la loro soddisfazione, seppur mantenendo l’abituale cautela nel dichiarare le loro vendite e i relativi prezzi. Sono sparite le installazioni irriverenti e sensazionaliste che per anni hanno tenuto banco sulle pagine dei giornali a favore della comparsa di opere da 7 cifre.

Per una volta la più cara della fiera non è stata una pittura ma una scultura di Eduardo Chillida (3,7 milioni) da Carreras Múgica, seguita da un’altra opera dello scultore basco «La porta della libertà» da Guillermo de Osma (2,4 milioni), da un Lucio Fontana del ‘64 nella galleria Cayón e dalla juta dipinta di Joan Miró da Mayoral, entrambe poco più di 2 milioni di euro.

Scendendo di costo, si trovano i meravigliosi lenzuoli ricamati di Maria Lai (200mila euro) presso lo spazio milanese M77 e gli «Art Eaters» (235mila euro) di Rebecca Horn allo Studio Trisorio, affascinanti creaturine meccaniche attaccate alla tela che le donano nuova plasticità e nuovi spunti di riflessione. Sempre sotto il milione erano acquistabili anche le sculture di Juan Muñoz da Elvira González e David Zwirner, da cui, per 800mila euro, se ne è assicurata una la gallerista e collezionista Helga de Alvear.

All’artista, che avrebbe compiuto 70 anni se non fosse morto prematuramente nel 2001, lo spazio espositivo Sala Alcalá 31 dedica fino all’11 giugno la mostra «Todo lo que veo me sobrevivirá», curata da Manuel Segade, attuale direttore del madrileno Centro de Arte Dos de Mayo e uno dei nomi più ricorrenti tra i candidati alla direzione del Museo Reina Sofía.

Nell’anno del 50mo anniversario della sua morte, Picasso è quasi assente, forse perché le sue opere sono impegnate nelle decine di mostre che lo commemorano, ma il suo spirito aleggia ugualmente grazie alla scultura che rappresenta il maestro spagnolo morto posizionato su un basamento con tanto di targa funeraria (45mila euro), opera di Eugenio Merino per la barcellonese ADN, scenario di migliaia di selfie.

«Il ritorno del Guernica nel 1981 dagli Stati Uniti fu anche un modo per strumentalizzare Picasso, visto che pochi mesi prima la Spagna aveva subito un tentativo di colpo di stato e l’idea della strumentalizzazione della cultura è molto presente in ARCO» ha dichiarato l’artista già noto per la scultura di Franco imbalsamato in un frigorifero nell’edizione del 2012.

L’iconografia picassiana di Guernica funge anche da carta da parati per le precarie dimore dei rifugiati di Eugenio Ampudia alla galleria Max Estrella di Madrid. Insieme ad altre 2 o 3 opere minori è l’unico accenno all’attuale momento di guerra se si esclude la presenza di Voloshyn, la prima galleria ucraina a partecipare ad ARCOmadrid (realtà che ha trasformato i suoi magazzini sotterranei in rifugio per i suoi artisti e le loro famiglie). Da un anno lo spazio è chiuso ma si spera possa riaprire questa primavera.

Quest’anno le notizie, e le polemiche, sono state appannaggio femminile. «Il botto» l’hanno fatto alcune giovani, e pressoché sconosciute, pittrici come la catalana Cristina BanBan. Di quest’ultima, neanche trent’enne, Perrotin ha venduto per 90mila euro l’una tre grandi tele, voluttuosi nudi di donne. Il conclamato machismo di Picasso, si materializza da RocioSantaCruz che espone la serie «Le donne che piangono sono arrabbiate», in cui ORLAN interviene digitalmente sui ritratti di Jacqueline Roque e Dora Maar.

L’associazione Mujeres en las Artes Visuales, che conta più di 700 associate, ha lamentato che la sezione «Progetti d’Artista», finora riservata alle donne, sia stata aperta a tutti e che il Ministero della Cultura (che ha stanziato più di 400mila euro in opere per il Reina Sofía) non abbia rispettano il compromesso di fare acquisti paritari.

Inoltre, nello stand di Espacio Minimo, un progetto di Diana Larrea denuncia che alcuni dipinti delle collezioni del Museo del Prado siano stati attribuiti a uomini solo nel Novecento, come «Donna con gazza e colomba», entrata nelle collezioni reali come opera di Artemisia Gentileschi e oggi attribuita a Cecco di Caravaggio o la «Ragazza con una rosa» di Elisabetta Sirani, passata a Guido Reni.

Sul fronte più scandalistico, la polizia ha sequestrato 4 opere di José Maria Sicilia, in vendita da Chantal Crousel a 100mila euro l’una, come misura cautelare per il presunto rifiuto dell’artista a pagare 800mila euro all’ex moglie secondo la sentenza di divorzio di un giudice parigino.

Tra le gallerie italiane invece non si segnala nessuna vendita straordinaria (come fu l’anno scorso per un igloo di Mario Merz). Hanno però destato interesse sia le gallerie giovani come EastContemporary o GildaLavia e Una, con le pitture rotanti di Elvire Bonduelle, sia le storiche come Astuni, con una scultura di schiuma di David Medalla (90mila euro), e Persano, con Susy Gómez e la scultura sonora di Alessandro Sciaraffa (35mila euro) dove i visitatori potevano suonare una replica delle campane usate da Puccini alla prima di Turandot.

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