Appello da Venezia: coraggio sponsor, finanziate la Basilica di San Marco!

Nonostante le barriere protettive dalle acque alte, la manutenzione deve essere costante e la Procuratoria da sola non può farcela

Una veduta dall’alto della navata destra della Basilica di San Marco con il restaurato mosaico dei pavoni (XII-XIII secolo)
Enrico Tantucci |  | Venezia

Da qualche mese la Basilica di San Marco è stata finalmente messa in sicurezza rispetto alla minaccia dalle acque alte grazie alla barriera di cristallo che ora la circonda e impedisce alla salsedine di aggredire i mosaici e gli elementi lapidei disgregandoli. Ma i danni subiti e ancora in corso richiedono una manutenzione permanente.

«Non basteranno 50 milioni di euro», ha ricordato di recente il primo procuratore marciano Carlo Alberto Tesserin presentando con il proto della Basilica Mario Piana i restauri compiuti negli ultimi due anni e ancora in corso. Primo fra tutti quello dello straordinario mosaico nella navata destra, risalente al XII-XIII secolo e raffigurante una coppia di pavoni (simbolo di immortalità nelle raffigurazioni cristiane per la leggendaria incorruttibilità delle carni), che è stato recuperato grazie al contributo di Venetian Heritage, Comitato privato italo-statunitense di salvaguardia per Venezia.

La chiesa conserva altre tre rappresentazioni simili al centro delle navate destra e sinistra, ma questo mosaico è l’unico a conservare in parte le tessere originarie. È stato smontato e messo per sei mesi in una vasca di desalinizzazione. Poi le tessere sono state rimontate con una nuova base sopra i mattoni danneggiati e una nuova protezione.

Recenti restauri hanno interessato anche i mosaici cinquecenteschi della tomba del doge Vitale Falier situata nel nartece e i due altari rinascimentali di San Paolo e San Giacomo, opera di Antonio Rizzo per il doge Cristoforo Moro, interamente realizzati in marmo di Carrara: anche in questo caso le parti lapidee sono state sottoposte a un processo di desalinizzazione.

Attualmente è in corso il restauro dell’Ambone dell’Epistola, ora ancorato al pilastro con una tecnica poco invasiva. L’importante struttura, che già versava in precarie condizioni, aveva subito un ulteriore preoccupante sbandamento verso il transetto che ha reso urgente un intervento.

Eccezionalmente realizzato in porfido rosso, materiale che per tradizione bizantina era riservato solo agli imperatori, l’ambone era il punto da cui il Doge si mostrava ai veneziani e da cui presenziava alle funzioni in Basilica, cappella dogale fino al 1797.

Nella sovracupola del coro sono inoltre in corso la sostituzione dei piani di centina e dell’intero manto ligneo. L’ultimo dei Quaderni della Procuratoria, sottotitolato Acque alte e restauri (204 pp., 130 ill. col. e b/n, Marsilio, Venezia 2022, € 28), è dedicato a questi interventi illustrati da vari studiosi tra cui Simonetta Minguzzi, Gabriele Canuti, Antonella Fumo e Matteo Ceriana.

Quello della Basilica di San Marco è un cantiere senza fine perché la conservazione del suo patrimonio musivo e lapideo richiede una manutenzione continua. Solo per il restauro dei mosaici pavimentali è prevista una spesa complessiva di 20 milioni di euro.

La Procuratoria di San Marco, da cui la Basilica dipende, non può garantire tutte le risorse necessarie senza il sostegno delle istituzioni. Solo negli ultimi anni, dopo gli sforzi compiuti dalla Regione Veneto (nessun aiuto è finora arrivato dal Comune di Venezia), il Ministero della Cultura ha avviato un primo programma di stanziamenti. Ma sono gocce nel mare.

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