Antonella Cucciniello: «È come una start up»

I nuovi direttori dei «supermusei» statali | Biblioteca e Complesso monumentale dei Girolamini

Antonella Cucciniello, direttrice della Biblioteca e del Complesso monumentale dei Girolamini di Napoli
Olga Scotto di Vettimo |  | Napoli

Dallo scorso novembre la storica dell’arte Antonella Cucciniello (Mercogliano, Av, 1963) è la nuova direttrice della Biblioteca e Complesso monumentale dei Girolamini. Il sito, di fondazione cinquecentesca e ampliato nei secoli successivi, è tra i più straordinari e significativi scrigni di storia e cultura della città, un unicum per densità e qualità del patrimonio architettonico, storico, artistico e, non ultimo, librario. La chiesa dedicata a San Filippo Neri e gli ambienti annessi, la quadreria e la biblioteca costituiscono, infatti, un’eccezionale concentrazione di opere e documenti.

Ma a rendere particolarmente significativa la nomina di Antonella Cucciniello, avvenuta in occasione della recente individuazione di 13 direttori per altrettanti nuovi istituti a cui è stata conferita autonomia, è che la conservazione, la tutela e la valorizzazione del complesso monumentale e della storica biblioteca sono state affidate definitivamente a un’unica direzione: decisione che consente di affrontare la complessa vicenda dei Girolamini con azioni indirizzate a ripristinare l’unicità «concettuale» dell’intero monumento e il suo rapporto con il tessuto urbano.

Si tratta, tuttavia, di un incarico gravoso e impegnativo non solo perché la zona monumentale, interessata attualmente da tre cantieri, è interdetta a un flusso regolare di pubblico dal 2015, ma anche perché dal 2012, a seguito dei furti di antichi e preziosi volumi (fatto che ha riempito a lungo le cronache), la biblioteca è sotto sequestro giudiziale.

Ospitata in quattro sale storiche e svariati ambienti più moderni, la più antica biblioteca della città custodisce un’importante raccolta libraria costituita da più di 150mila titoli, prevalentemente antichi, tra cui incunaboli, cinquecentine, manoscritti e composizioni e opere musicali dal Cinquecento all’Ottocento. Da poco è stata approvata dal Ministero dello Sviluppo Economico la digitalizzazione dei 5mila manoscritti (in modalità compatibile con il progetto Digita Vaticana avviato alla Biblioteca Vaticana nel 2013), affidata a NetCom Group, Sa Lombardia e all’Università Federico II, partner scientifico (responsabile scientifico: Guido Russo), con un budget di oltre 15 milioni di euro.

Antonella Cucciniello, quanto le potranno essere di aiuto i suoi 14 anni di esperienza nel Ministero, nelle direzioni della Reggia di Caserta (2014), di Palazzo Reale a Napoli (2015-18) e, infine, del Polo museale della Calabria (da un anno Direzione musei Calabria)?

«Vivo questo incarico come un approdo naturale. Ho inseguito il sogno di diventare funzionario di Soprintendenza sin da studentessa, muovendomi tra il territorio e un’attenzione sempre viva alle realtà museali. L’esperienza mi ha condotto a conseguire un riconoscimento prima come direttore della Reggia di Caserta, sotto il ministro Massimo Bray, quando la riforma Franceschini era solo “in mente dei”, e subito dopo a Palazzo Reale. Ho lavorato nell’istituzione museale con il profondo senso di comunità del nostro agire. In seguito ho lasciato la Soprintendenza per i neonati Poli museali, ben consapevole delle tante insidie, ma al tempo stesso delle altrettante opportunità contenute nella riforma voluta dal ministro Franceschini. L’esperienza in Calabria, da dirigente, è stata altamente formativa e impegnativa. Occorreva non solo riorganizzare, ma anche motivare l’ufficio, nonché affrontare una situazione contabile preoccupante».

Questo nuovo incarico va in quella direzione?

«Sì, avverto certamente una continuità. Ai Girolamini metterò senza dubbio a frutto quello che ho appreso come direttore nell’ambito della Direzione generale Musei. Ma con tempi di gestione e di reazione diversi, più snelli e immediati. I Girolamini vivono una sorta di anno zero, quindi ho una condizione di privilegio: nessun bilancio da pareggiare, ma una nuova gestione contabile da avviare. È come una start up o, come qualcuno suggerisce, una sorta di Newco. Si tratta di una creatura nuova, che eredita una tradizione significativa e una reputazione gravemente compromessa dai fatti recenti. Ritengo, in ogni caso, che la mia sia una situazione di privilegio».

Che cosa comporta l’autonomia?

«Il Dpcm 169/2019 ha stabilito la definitiva fusione tra due entità amministrative distinte e ha tenuto a battesimo una nuova istituzione denominata Biblioteca e Complesso monumentale dei Girolamini. È importante questo passaggio perché è stata riconosciuta un’unità narrativa. Inoltre il decreto prevede che non rientri nella Direzione generale Musei, bensì nella Direzione generale Biblioteche e Diritto d'Autore. È una scelta di campo: i Girolamini non sono un museo, ma una cittadella nel cuore della città antica che per secoli è stata un esperimento sociale nel campo della formazione, dell’educazione, della ricerca del bello e della spiritualità. Ritengo che, sebbene la Direzione generale Musei avrebbe forse garantito maggiori risorse, si tratti di un riconoscimento importante per la collezione libraria, una dichiarazione dal forte valore simbolico».

La fusione comporta anche un ampliamento del personale?

«Ho un personale molto motivato ma numericamente non adeguato. Si tratta di sole nove unità: quattro custodi, due funzionari bibliotecari, uno storico dell’arte e due assistenti amministrativi. Ai dipendenti del Ministero della Cultura si affiancano, ma per i soli servizi bibliotecari, altri quattro lavoratori Ales. Si spera di avere a breve altri dieci custodi con la ridistribuzione da altri siti del personale ministeriale in esubero: quindi, come si dice più precisamente, “a pianta organica a invarianza numerica”. Confido, tuttavia, che in tempi non troppo lunghi si possa fare affidamento anche su un incremento di personale basato sui fabbisogni, quindi attraverso concorsi».

Quali cantieri sono ancora aperti e quanto manca alla conclusione dei lavori?

«Possiamo individuare tre macroaree, in cui sono stati impiegati fondi europei: il cosiddetto cantiere Unesco gestito dal Comune di Napoli (Grande Progetto per la valorizzazione del Centro Storico-Sito Unesco, con finanziamento di 7,7 milioni di euro), aperto nel 2017 e che interessa parte delle facciate del complesso che si apre su via Duomo e della chiesa su piazza dei Girolamini, il Chiostrino cinquecentesco, il Chiostro grande e la Congrega dei Dottori, oltre a interventi di adeguamento funzionale e di riqualificazione degli spazi espositivi. Gli altri due cantieri sono “ministeriali”: uno, finanziato nell’ambito del Pon Cultura e Sviluppo 2014-20 (2 milioni di euro), cofinanziato con i fondi europei Fesr e rientrante nella Programmazione di natura strategica del Ministero, prevede la valorizzazione del percorso di visita e il completamento del restauro della Chiesa di San Filippo Neri. Non si è ancora concluso perché di recente sono state investite nuove risorse per il prolungamento del restauro alla Sagrestia. Il terzo (altri 7,7 milioni di euro), infine, interessa l’ala delle sale storiche della Biblioteca, tra cui la celebre e monumentale sala Vico, che richiede interventi alle coperture. Speriamo di poter chiudere una parte rilevante di lavori entro la fine del 2021».

Che cosa è possibile visitare in questo momento, dunque?

«La parte monumentale è chiusa al pubblico perché è tutta cantierata e per motivi di sicurezza dettate dalla pandemia. Tuttavia stiamo garantendo i servizi di erogazione online della biblioteca e molto presto sarà possibile consentire anche agli studiosi e agli studenti la consultazione su prenotazione. Questo aspetto è particolarmente delicato perché la biblioteca è sotto sequestro giudiziale, quindi sarà necessario dotarsi anche di particolari permessi dalla Procura di Napoli. Tuttavia stiamo lavorando perché questo possa avvenire».

Che cosa pensa dell’attuale collocazione della quadreria?

«Per poter consentire il restauro degli ambienti in cui era allestita, dalla primavera 2019 una selezione di opere della quadreria (tra cui opere di Jusepe de Ribera, Francesco Solimena e Battistello Carracciolo, Massimo Stanzione, Luca Giordano, Guido Reni, Federico Zuccari, Fabrizio Santafede e Mathias Stomer) e dell’Archivio della musica è stata collocata negli spazi della galleria non distante dalla biblioteca. È un’operazione importante per garantire la fruizione dei pezzi più significativi. Ma si tratta di una collocazione temporanea perché poi verrà risistemata negli ambienti che danno sul Cortile degli aranci, nei pressi della chiesa».

Come imposterà il lavoro nei prossimi quattro anni?

«Ritengo che sia doveroso il riscatto dei Girolamini in termini di tutela ed erogazione di servizi culturali: quella dei Girolamini è una ferita dolorosa non solo per la città, ma per la cultura del nostro Paese. Si tratta di una vicenda paradigmatica dei mali che affliggono i beni culturali quando viene meno il controllo sociale, quando il bene vien sottratto alla collettività e lasciato alla fruizione e alla “gestione” di un’élite. Il mio obiettivo in questi quattro anni è di evitare che scivoli nuovamente nell’oblio, che è stato il grande e principale nemico dei Girolamini. Non è casuale la grande attenzione attuale, l’appassionata attesa innanzitutto da parte della cittadinanza».

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