Anna Hulačová tra utopia e critica

Creature ibride e bizzarre animano la mostra da z2o Sara Zanin che racchiude temi di grande attualità e sempre presenti nell’opera dell’artista ceca

«Underworld upside down» (2018), di Anna Hulačová. Foto: Andrej Vasilenko
Silvano Manganaro |

Chiusa la mostra di Mariella Bettineschi, z2o Sara Zanin prosegue la sua programmazione al femminile ospitando la prima mostra personale in Italia di Anna Hulačová (Sušice, Repubblica Ceca, 1984). L’artista ceca porta in galleria il suo mondo fantastico e immaginifico, popolato di strane figure che prendono corpo nel suo studio a Klučov, piccolo villaggio tra Praga e Brno.

L’esposizione, visitabile dal 23 marzo fino al 24 giugno e curata da Denisa Václavová (docente all’Accademia delle Arti Performative di Praga e direttrice delle gallerie Vzlet e ProLuka, sempre nella capitale ceca), ha come titolo «Harvest and Survive», sibillino riferimento alle tematiche a lei care come: l’ecologia, la critica al tardo capitalismo, le tensioni tra locale e globale, utopia e distopia, organico e digitale, evoluzione e mutazione.

Le sue sculture, realizzate in ceramica o cemento, diventato il suo materiale d’elezione, rappresentano «strane creature simili a insetti con volti umani; astronauti in tuta spaziale alla ricerca di acqua e polline; esseri viventi nelle cui teste e viscere prospera un organismo completamente nuovo».

Un immaginario articolato e misterioso quello di Anna Hulačová che, pur lavorando in un luogo isolato, ha già avuto una personale alla Fondazione Louis Vuitton di Parigi e partecipazioni importanti in Asia. La cultura popolare del suo Paese, l’esaltazione del progresso di stampo sovietico, il lavoro del padre falegname e contadino, le sculture cubiste del cecoslovacco Otto Gutfreund, la spiritualità e il misticismo e, non ultimo, l’attivismo ecologista coesistono nella sua pratica rimettendo in discussione tutto perché, come ha affermato in un’intervista di qualche tempo fa, «abbiamo bisogno di visioni utopiche per sopravvivere, ma dobbiamo anche essere critici».

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