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Amiche nel segno di Bisanzio

Tim Cornwell

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L’apertura di due centri di studi specialistici avviano la collaborazione tra Paesi storicamente avversari

La recente apertura a Istanbul di due importanti centri di ricerca dedicati agli studi bizantini, i primi in Turchia, potrebbe aiutare il Paese ad affermare finalmente il suo ruolo di leader negli studi sull’arte, l’archeologia e la storia millenaria di Bisanzio.

Il rapporto della Turchia moderna con il periodo bizantino non è mai stato semplice. Alcuni nazionalisti turchi guardano agli 11 secoli di dominio bizantino, che terminarono con la conquista ottomana del 1453, come alla «storia dei greci». Gli esponenti islamici dell’Akp, il partito del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, hanno garantito che l’eredità della Bisanzio cristiana continua a essere una questione attuale. 

Collaborazione greco-turca

Il Centro per gli studi bizantini, con l’acronimo turco Gabam, è stato formalmente presentato presso la Koç University (privata) lo scorso dicembre ed è diretto dallo storico dell’arte turco Engin Akyürek. Il centro, dedicato alla storia dell’arte e all’archeologia, avrà inizialmente due dipendenti a tempo pieno, due membri post-dottorandi, e quattro dottorandi, uno dei quali greco.

Il centro segna un nuovo punto di partenza. È supportato e finanziato dalle più ricche dinastie di industriali turchi e greci attraverso la Vehbi Koç Foundation con sede a Istanbul e la Stavros Niarchos Foundation di Atene. La Vehbi Koç Foundation ha fondato nel 1993 la Koç University e finanzia anche l’importante Koç Contemporary Art Museum, che dovrebbe aprire a Istanbul a settembre su progetto di Nicholas Grimshaw, nel quartiere di Beyoğlu sul Corno d’Oro. Due anni di trattative hanno garantito al Gabam un significativo sostegno dalla fondazione greca.

«Finora non c’è stata una proficua collaborazione tra studiosi greci e turchi in questo settore, ci ha detto Akyürek. Tuttavia Gabam è una specie di joint venture tra importanti istituzioni dei due Paesi. Credo che questa collaborazione migliorerà e stiamo già programmando progetti congiunti».

Con l’importante obiettivo di seguire i cambiamenti in arte e architettura, il centro ha lanciato un progetto fotografico per documentare tutti gli edifici bizantini sopravvissuti a Istanbul. Un team di fotografi ha già realizzato immagini di sette siti, comprese 250 foto ad alta definizione di Haghia Sophia (Santa Sofia), la monumentale chiesa del VI secolo poi diventata moschea e ora museo. Il centro ha un budget di circa 100mila euro per finanziare gli scavi archeologici. «Ci sono ancora centinaia di siti archeologici bizantini non studiati adeguatamente e migliaia di reperti architettonici in gran parte non documentati», aggiunge Akyürek.

Un’eredità in comune

Christina Lambropoulou, responsabile finanziaria della Stavros Niarchos Foundation, ente filantropico che ha erogato più di 1,8 miliardi di dollari in assegni e borse di studio negli ultimi 20 anni, spiega: «Questa collaborazione tra le due fondazioni, una greca e l’altra turca, non soltanto sottolinea l’importanza degli studi bizantini, ma costituisce anche una dichiarazione convinta nella direzione di un’eredità culturale, artistica e storica condivisa». 

La Bogazici University, istituzione statale di alto livello, ha recentemente aperto il suo Byzantine Studies Application and Research Centre. Il suo direttore, lo studioso turco Nevra Necipoglu, afferma che «darà spinta e sostegno» agli studi bizantini, aggiungendo che questo mese si terrà una conferenza sullo stato dell’arte della disciplina. Bogazici è stata finanziata per 20 anni dalla Onassis Foundation per gli studi ellenici, specifica Necipoglu, e nel Cda del centro c’è un dottorando in storia dell’arte della fondazione greca. Nel 1940, c’era un solo corso di Storia dell’Arte bizantina in Turchia, all’Università di Istanbul. Oggi, il tema è materia di studio in diverse università del Paese, tra cui si segnala per il suo ruolo preminente la Hacettepe di Ankara. 

Tim Cornwell, 08 marzo 2016 | © Riproduzione riservata

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