Allo Spazio Ersel l’Iran prima e dopo la rivoluzione

Quindici lavori di Walter Niedermayr realizzati tra il 2005 e il 2008 durante i suoi viaggi a Teheran, Isfahan, Yazd, Shiraz e altre città e siti storici alla scoperta di un’architettura fortemente influenzata dall’Occidente

 «Yazd, Iran 23» (2005) di Walter Niedermayr
Rischa Paterlini |  | Milano

Dal 30 marzo al 30 aprile allo Spazio Ersel è visitabile la mostra «Iran, prima e dopo la rivoluzione», dedicata alle opere del fotografo e artista Walter Niedermayr (Bolzano, 1952), curata da Chiara Massimello. Conosciuto per la sua ricerca interessata al rapporto ambiguo tra l’uomo e lo spazio, le sue opere sono state presentate nei più importanti musei come la Tate Modern di Londra, il Centre Pompidou di Parigi e il Museum of Modern Art di New York.

Per questa occasione ha deciso di esporre quindici lavori realizzati tra il 2005 e il 2008 durante i suoi viaggi a Teheran, Isfahan, Yazd, Shiraz e altre città e siti storici iraniani, alla scoperta di un’architettura fortemente influenzata dall’Occidente dopo la rivoluzione islamica del 1979. Si tratta di luoghi che lo scrittore iraniano Amir Hassan Cheheltan descrive nei suoi romanzi come città dal profumo seducente dell’amore e della morte. L’obiettivo di Niedermayr è una finestra che si apre su ciò che sta dietro il mondo come nel caso dell’opera Yazd, dove centimetri di stoffa dai colori scuri e cupi si scagliano contro la bianca luce degli archi che ne fanno da sfondo a rappresentare il nuovo che si innesta nel vecchio.

«È interessante l’ambivalenza del paesaggio urbano nel rendersi visibile, lo sfidarsi di immagini culturali orientali e occidentali (l’idea e l’influenza), il sopravvento delle ultime e la risultante e successiva repressione della propria storia culturale e architettonica», spiega l’artista altoatesino.

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