Alle OGR Sarah più Sara
Due percorsi espositivi curati da Samuele di Piazza riempiono gli occhi e illudono i sensi

Coincidenza vuole che le due artiste che inaugurano il 3 novembre (dalle ore 19 alle ore 23) le rispettive mostre alle OGR abbiano nomi quasi identici, seppure in un caso si tratti di un’americana e nell’altro di un’italiana, con alle spalle trascorsi molto diversi. Al Binario 1 è allestita «Metronome», a cura di Samuele Piazza, di Sarah Sze (Boston, 1969), alla sua prima personale in un’istituzione italiana (sino all’11 febbraio 2024). L’artista e docente di arti visive alla Columbia University, che vanta un nutrito curriculum internazionale e la presenza di suoi lavori nelle collezioni di importanti musei nonché l’aver rappresentato il suo Paese alla Biennale di Venezia del 2013, ha sviluppato una ricerca incentrata sul ruolo della tecnologia e dell’informazione nella vita contemporanea.
La sua mostra «Timelapse», da poco conclusa al Solomon R. Guggenheim Museum di New York, ha occupato sia gli spazi interni sia la facciata del museo, e lo scorso maggio Sze ha realizzato un apposito intervento in una sala d’attesa abbandonata da tempo sopra la stazione ferroviaria londinese di Peckham Rye. Il suo percorso torinese gravita attorno alla nuova opera co-commissionata e co-prodotta dall’istituzione insieme ad Artangel-Londra e ad ARoS - Aarhus Art Museum, con il supporto della Victoria Miro Gallery. Costellazioni di oggetti e proliferazioni di immagini caratterizzano il lavoro, frutto della moltitudine di input visivi da cui siamo bombardati su più fronti, a partire dalla realtà sino al cyberspazio.
La mostra di Sara Enrico (Biella, 1979), «Tainted Lovers» a cura di Samuele Piazza (sino al 10 dicembre), è ospitata invece al Binario 2 dell’ex stabilimento di manutenzione di veicoli ferroviari. Docente di Pittura all’Accademia di Belle Arti G. Carrara di Bergamo e tra i partecipanti all’esposizione del padiglione centrale durante l’ultima Biennale di Venezia, Enrico crea sculture che partono dalla manipolazione di materiali diversi per contraddire le nostre aspettative. Sculture morbide e sinuose, in realtà pesanti e dense, appaiono familiari e al contempo mantengono una componente di inquietudine: intriganti eppure scomode nelle anatomie inedite che rivelano. Il mondo che disegna la mostra, come allude il titolo, è un cosmo fatto di relazioni, di contatti, ma anche di attriti che usano il confine tra figurazione e astrazione per parlare di figure in divenire e della contaminazione tra design del corpo e progetto dell’oggetto. L’installazione alle OGR, inedita, è prodotta con il supporto di Fondazione Sviluppo e Crescita CRT.