Alle Gallerie d’Italia 70 opere della Collezione Intesa-Sanpaolo
Nella sede milanese l’allestimento temporaneo curato da Luca Massimo Barbero: «Un preambolo dell’esposizione permanente del “Cantiere del ’900” attraverso una collezione davvero unica»

«Non è una mostra, e nemmeno un riallestimento. È, invece, un inedito allestimento temporaneo di oltre 70 opere della Collezione Intesa Sanpaolo, molte mai esposte prima: un grande attraversamento della storia dell’arte del secolo scorso, che si propone come preambolo dell’esposizione permanente del “Cantiere del ’900”». Luca Massimo Barbero, curatore associato delle Collezioni di Arte Moderna e Contemporanea della Banca, è perentorio, mentre ci racconta il progetto «Una collezione inattesa. Viaggio nel contemporaneo tra pittura e scultura», da lui ordinato nelle Gallerie d’Italia-Milano, dove sarà visibile dal 26 maggio al 22 ottobre.
«Credo che la missione delle Gallerie d’Italia stia anche nel condividere la vastità, la pluralità e la vitalità delle Collezioni attraverso la scoperta di opere (appunto) “inattese”. E provare al tempo stesso come le Gallerie d’Italia non siano un semplice luogo di permanenza ma un cantiere vitale e multiforme di studio, di catalogazione e di riscoperta. Ecco perché, per la prima volta, il grande spazio dedicato alle mostre temporanee si apre a un allestimento di opere della Collezione permanente di Intesa Sanpaolo, che qui viene dunque “raccontata”, dando conto della sua complessità».
Delle opere esposte, alcune sono entrate di recente nelle raccolte della Banca per acquisizione sul mercato, come il magnifico «Abstraktes Bild» (1984) di Gerhard Richter, posto in chiusura del cannocchiale ottico del percorso, proprio accanto a un’altra nuova acquisizione, la scultura «Three Cubes (Straight)» (1969) di Sol LeWitt; altre sono giunte dalla recente acquisizione di Ubi Banca e delle sue raccolte, altre ancora fanno parte delle 500 opere della Collezione Luigi e Peppino Agrati, importanti imprenditori lombardi e appassionati collezionisti, donata a Intesa Sanpaolo da Maria Agrati nel 2018, per volere anche del marito Luigi, scomparso poco prima.
Proprio nel 2018 la Banca ne espose una selezione nella mostra «Arte come rivelazione. Opere dalla collezione Luigi e Peppino Agrati», curata da Luca Massimo Barbero con Gianfranco Brunelli per le Gallerie d’Italia-Milano. E ora, fino all’autunno, cinque installazioni luminose di Dan Flavin sono esposte nel percorso museale, in un omaggio a questo artista tanto amato da Peppino Agrati. Un’altra parte della collezione è invece andata all’incanto il 17 novembre scorso da Christie’s a New York, nell’asta intitolata «Un folle amore», come il catalogo della loro collezione, curato da Germano Celant, che a sua volta citava il titolo di un’importante scultura di Fausto Melotti, uno dei loro autori prediletti.
Nel grande salone d’ingresso è la grandiosa scultura di Hans Arp «Femme Paysage», 1966 (della collezione Henraux, confluita in Intesa Sanpaolo) a introdurre al tema della mostra, che vede un dialogo fitto tra scultura e pittura. La circondano tre capolavori dei tre «padri» della scultura italiana del ’900 («La Pisana» di Arturo Martini, «Pomona» di Marino Marini e un «Grande Cardinale» di Giacomo Manzù), che introducono alla sezione, inedita davvero, dedicata alla scultura di Bruno De Toffoli: un nucleo rarissimo di opere dello scultore spazialista, così vicino a Lucio Fontana, che qui trova una vera riscoperta.
Non poteva mancare Fausto Melotti, di cui confluiscono in mostra numerose opere fittili giunti dalle diverse collezioni, mai viste prima tutte insieme: quattro splendide «Korai», oltre a vasi e contenitori di incredibile felicità formale. Con esse, alcune rare ceramiche di Fontana, mai esposte prima, accanto a tre superbe «Nature» e al grande dipinto «Concetto spaziale. Attese» (1965).
Il percorso scorre poi fluidamente attraverso la monocromia degli anni Sessanta, intorno alla grandiosa scultura candida, giunta di recente, «Complex Form» di Sol LeWitt, e a opere capitali di Manzoni, Burri, Scialoja, Castellani, poste a confronto con un lavoro di Robert Ryman. «Ci sono poi personalità più rare e raffinate, continua Barbero, come Bice Lazzari o Mario Nigro, accostate a Roman Opalka. Fino a giungere a “Three Cubes” di Sol LeWitt e al dipinto astratto di Richter, che introducono al “Cantiere del ’900”: un percorso di scoperta attraverso una collezione davvero unica».