Alla National Gallery la duchessa è vecchia e brutta

Una monografica sul celebre dipinto di Massys, una delle principali fonti della pittura satirica rinascimentale, intorno al quale ruotano una serie di disegni sullo stesso tema

«Ritratto di vecchia» (1513 ca), di Quentin Massys (particolare). Londra, National Gallery
Giovanni Pellinghelli del Monticello |  | Londra

Dal 16 marzo al 21 giugno la National Gallery propone la mostra «La duchessa brutta: bellezza e satira nel Rinascimento», a presentare in luce inaspettata «Ritratto di vecchia» (1513 ca) di Quentin Massys (1465-1530), icona dell’immaginario collettivo come «La duchessa brutta» perché ispirazione della cattivissima «Regina di cuori» di John Tenniel (1820-1914) per le edizioni illustrate di Alice nel Paese delle Meraviglie (1865) e Attraverso lo specchio (1871) e per il film animato di Walt Disney (1951).

La tavola viene per la prima volta studiata nel suo ruolo originale, nevralgico nello sviluppo della pittura satirica rinascimentale, con l’eccezionale riunione al suo pendant maschile «Ritratto di vecchio», in raro prestito da una collezione privata di New York. Lei, con i seni grinzosi esibiti, protesi e strizzati nel corsetto aderente alla moda del primo Cinquecento inglese, il copricapo invece fuorimoda dall’aria diavolesca, a parodia delle seduzioni della carne, offre al suo partner solo pittorico un bocciolo di rosa come segno d’amore, lui rifiuta inorridito le avance.

I due dipinti irridono alla vanità dei «brutti e vecchi». Il tutto a parodia del genere del doppio ritratto di cui, fra i vari esempi, brilla in mostra la «Coppia di anziani» di Jan Gossaert (1520 ca), affiancato da due disegni dalla Royal Collection in cui la resa del volto e quella del tratto rimandano alla mano del leonardesco allievo prediletto Francesco Melzi (1491-1570) e, per il disegno satirico del 1490 ca «Gli amanti attempati», addirittura a Leonardo.

Preziosità duplicate dal fatto che per la prima volta disegni e dipinti incontrano qui altri analoghi disegni satirici nel vivace contrappunto che nel primo ’500 vide artisti inglesi, tedeschi e fiamminghi (fra cui Dürer) confrontarsi col maestro italiano e il suo entourage nella rappresentazione della femminilità anziana.

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