Alla Kunsthaus l’islamofilia dal 1851 ad oggi
Una selezione di circa 170 opere, appartenenti a tutti i linguaggi artistici e conservate prevalentemente in collezioni europee, invita a dribblare stereotipi e generalizzazioni di origine coloniale

Non il concetto di orientalismo che caratterizzò l’Europa fin de siècle, ma quello più ampio di islamofilia innerva il caleidoscopico percorso della mostra «Re-Orientations. L'Europa e le arti islamiche dal 1851 a oggi» (fino al 16 luglio), curata per la Kunsthaus da Sandra Gianfreda. Due anni di lavoro hanno portato alla selezione di circa 170 opere, appartenenti a tutti i linguaggi artistici e conservate prevalentemente in collezioni europee.
Antiche opere anonime provenienti da un Oriente che dall’Egitto giunge all’Uzbekistan si affiancano a creazioni di artisti europei come Carlo Bugatti, Théodore Deck o Mariano Fortuny y Madrazo, senza dimenticare Paul Klee, Vasilij Kandinskij, Henri Matisse o la videoartista contemporanea turca Gülsün Karamustafa.
«Appello dell’arte a proseguire lo scambio transculturale tra Oriente e Occidente, Sud e Nord», afferma Gianfreda, «al di là dei confini etnici, religiosi e degli Stati nazionali, e allo stesso tempo analisi critica del rapporto con la nostra eredità culturale», «Re-Orientations» invita a dribblare stereotipi e generalizzazioni di origine coloniale riscoprendo appunto l’islamofilia, apprezzamento delle arti islamiche da parte di studiosi e collezionisti europei che influenzò profondamente le arti applicate e visive otto-novecentesche.
«Si tratta di un processo transculturale», precisa Gianfreda. «Le culture sono interconnesse, essendo strutture ibride dai confini porosi e in costante cambiamento. Negli odierni dibattiti pubblici sull’appropriazione culturale e sull’alterità («othering»), il concetto di transculturalità può contribuire a un’analisi più approfondita dei rispettivi “prestiti” culturali».
Dall’iniziale domanda «Che cosa sono le arti islamiche?» la mostra affronta alcuni temi-chiave come «L’evento catalizzatore e la svolta nella ricezione delle arti islamiche», e cioè l’importanza della prima Esposizione Universale di Londra del 1851, con l’epocale successo dell’arte indiana moghul, e della mostra monacense del 1910 «Capolavori dell’arte maomettana», che influenzò profondamente artisti come Matisse, Kandinskij, Gabriele Münter e Le Corbusier. «Le due facce del colonialismo» si concentra sui viaggi degli artisti europei in Nordafrica, mentre «L’arte sullo sfondo di contesti in evoluzione» indaga la scena contemporanea presentando opere, tra gli altri, delle artiste Gülsün Karamustafa e Bouchra Khalili e del fotografo Marwan Bassiouni.