Alla Gam la poliedricità di Suzanne Jackson
Furla Series porta a Milano «Somethings in the World», prima personale istituzionale europea dell’artista

Il programma Furla Series, istituito nel 2017 grazie alla collaborazione tra Fondazione Furla e Gam-Galleria d’Arte Moderna, si pone da sempre l’obiettivo di valorizzare la creatività femminile nell’arte contemporanea. Giunto alla sua quinta edizione, presenta fino al 17 dicembre nella Gam la mostra «Somethings in the World», curata da Bruna Roccasalva, prima personale istituzionale in Europa di Suzanne Jackson.
L’artista, nata a St. Louis, Missouri, nel 1944, vive a Savannah, in Georgia, dov’è stata lungamente docente di pittura: due Stati (il secondo specialmente) del sud degli Stati Uniti. È cresciuta però nei territori glaciali dello Yukon, che solo negli anni Cinquanta sarebbero diventati parte dell’Alaska, e si è formata sulla West Coast, studiando arte alla San Francisco State University e danza al Pacific Ballet.
Suzanne Jackson assomma dunque in sé storie, culture e vissuti multipli ed eterogenei, che dagli anni Settanta ha preso a trasferire nelle sue opere d’arte, molto variate anch’esse, tra pittura e danza, teatro e poesia, molte delle quali figurano in importanti musei americani, ma è stata anche gallerista di successo (a Los Angeles, con Gallery 32), dove ha promosso la scena underground e l’arte delle donne di colore.
La mostra milanese ne rilegge il percorso ormai più che cinquantennale sin dalla prima produzione pittorica, figurativa allora, abitata da animali e forme naturali dalle valenze simboliche, poi diventata astratta, fino alle opere recenti, che lei definisce «anti-canvas», in cui la pittura, grazie agli inserti più diversi, si fa tridimensionale, scultorea per così dire, e s’inserisce nello spazio circostante.
Oltre a lavori significativi del suo percorso precedente, sono esposti qui progetti realizzati per quest’occasione, pensati per entrare in dialogo con i preziosi spazi neoclassici della Gam e con le opere che conserva.