All'incanto l'arte di Piero Corsini

Christie's disperde online parte della collezione del grande antiquario fiorentino

«Capriccio con figure che dialogano con le rovine classiche», opera realizzata a quattro mani da Sebastiano Ricci e da Clemente Spera
Elena Correggia |

Il gusto e l’intuizione di un collezionista raffinato animano l’incanto che Christie’s allestisce online dal 23 settembre al 7 ottobre mettendo all’asta i dipinti e i disegni appartenuti a Piero Corsini (Firenze, 1938- Monaco, 2001), uno dei più importanti mercanti di arte antica. Nato a Firenze, Corsini cominciò ad appassionarsi allo studio e all’acquisizione degli antichi maestri fin dall’età di 18 anni. Se ne occupò così per 25 anni, finché nel 1981 si trasferì a Manhattan, dove aprì uno spazio espositivo sulla 63esima strada, organizzando negli anni importanti mostre e curando vendite per musei e istituzioni di tutto il mondo.

Attivo frequentatore di aste e delle fiere d’arte più illustri, specializzato nella pittura del Rinascimento e del Barocco italiano, si costruì un’ottima reputazione nel settore dimostrando curiosità, competenza e un fiuto singolare nello scoprire opere e attribuzioni. Fu il caso ad esempio, come ha raccontato anche il «New York Times», di una Madonna con Bambino acquistata come «scuola di Jacopo Bellini» ma che egli era convinto fosse del maestro. Dopo il restauro gli studiosi gli diedero ragione e la tela fu venduta al Los Angeles County Museum of Art per una cifra sette volte superiore ai 100mila dollari a cui egli l’aveva acquistata.

Ora la vendita di Christie’s «Alla scoperta degli antichi maestri: l’eredità di Piero Corsini» propone una selezione di opere, prevalentemente italiane, dal Rinascimento al XIX secolo, molte delle quali mai più esposte al pubblico dalla morte del gallerista.

La pittura veneta del Settecento è ben rappresentata da Sebastiano Ricci, la cui esuberanza cromatica e il dinamismo compositivo si ritrovano in due diverse opere, entrambe stimate 27-38mila euro: «Tentazione di sant’Antonio», soggetto amato dall’artista per il contrasto fra scandalo e morale, e «Capriccio con figure che dialogano con le rovine classiche», tela realizzata in collaborazione con Clemente Spera. All’osservazione accurata della realtà approda Giacomo Ceruti, il Pitocchetto, non solo nei ritratti ma anche nel genere della natura morta, come testimonia la pennellata morbida nella composizione qui proposta con aragosta, granchio e un fiasco di vino (16-27mila).

Al linguaggio barocco non privo di riferimenti al Classicismo appartiene «La fuga in Egitto» di François Perrier detto il Borgognone (9-13mila), olio su tela che riflette un insieme di diverse influenze, dall’eleganza di Simon Vouet con cui Perrier lavorò, al naturalismo di alcuni pittori attivi a Roma come Annibale Carracci, Lanfranco e Pietro da Cortona. Un giovane Orfeo, l’eroe e cantore della mitologia greca, viene invece ritratto con abilità e freschezza dal volterrano Baldassarre Franceschini, che accende l’opera di un brillante colorismo (11-16mila).

Accentuati effetti atmosferici e luministici sono infine ricercati da Francesco Fidanza nel suo paesaggio marino notturno «Un porto mediterraneo illuminato dalla luna con pescatori intenti al lavoro» (16-27mila), che esprime una spiccata sensibilità preromantica.

© Riproduzione riservata «Un porto mediterraneo illuminato dalla luna con pescatori intenti al lavoro», di Francesco Fidanza La «Fuga in Egitto», di François Perrier, detto il Borgognone Piero Corsini La «Tentazione di sant'Antonio», di Sebastiano Ricci
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