All’Aia l’arte razziata e i suoi dilemmi
Alla Mauritshuis dieci casi emblematici di opere finite illegalmente nei musei europei tra ’800 e ’900

«Loot. 10 Stories» (14 settembre-7 gennaio 2024) è l’innovativa mostra proposta dalla Mauritshuis in collaborazione con Humboldt Forum, Museo della Città di Berlino, Museo Etnologico e Museo d'Arte Asiatica dei Musei Statali di Berlino, che presenta dieci casi emblematici di arte razziata.
Nata da un’idea di Martine Gosselink, dal 2020 direttrice della Mauritshuis, la mostra si concentra grazie a oggetti originali, repliche fisiche e digitali, video ed esperienze in realtà virtuale su tre momenti storici fondamentali: il periodo coloniale, la Rivoluzione Francese e il periodo nazista.
Gli oggetti appartengono non solo al celebre museo olandese, ma anche a tre musei berlinesi (Ethnologisches Museum, Stadtmuseum e Gipsformerei) e al Musée des Beaux-Arts di Rennes. La mostra sarà poi visitabile all’Humboldt Forum di Berlino dalla primavera del 2024.
Le installazioni relative a video e VR è stata affidata ai celebri «pionieri» dell’installazione immersiva Jongsma + O’Neill, mentre l’allestimento firmato da Trapped in Suburbia s’ispira ai depositi di un museo. Oggi di strettissima attualità, un tema estremamente scomodo per le istituzioni museali come il processo di sottrazione e restituzione di oggetti e opere d’arte viene affrontato apertamente, fin dal titolo traducibile con «bottino».
«“Loot” è sia una raccolta di oggetti contestati, sia la visione di un futuro possibile, affermano Jongsma e O’Neill. Tutti gli aspetti della discussione, dall’impatto personale e politico della conservazione in collezioni museali delle opere saccheggiate, ai dilemmi filosofici ed etici scatenati dalla creazione ed esposizione di repliche digitali, vengono affrontati senza timore e in pubblico. Il museo della nostra immaginazione è al tempo stesso radicale ed equilibrato: forma e contenuto sono inseparabili, e giustizia e bellezza ricevono entrambe il dovuto».
Partendo dalla fondamentale spiegazione ai visitatori di che cosa s’intende per arte razziata, e cioè opere finite illegalmente nei musei in massima parte tra secondo ’800 e inizio ’900 con la nascita sistematica del sistema museale europeo, la mostra focalizza anche la difficile possibilità di restituzione di alcuni oggetti, perché non se ne conosce interamente la storia o non si può risalire al legittimo proprietario.
Altro tema fondamentale appare quello politico, con i casi esemplari di Napoleone e Hitler che saccheggiarono le opere d’arte per umiliare i popoli sconfitti in guerra e dimostrare superiorità e potere. Tra gli oggetti più significativi esposti in mostra appaiono un prezioso «kris» balinese ottocentesco oggi al Museo Etnologico di Berlino, sottratto in guerra dai soldati olandesi, o la superstite testa di cavallo della quadriga della Porta di Brandeburgo, gruppo scultoreo prima saccheggiato da Napoleone e dopo la restituzione colpito dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Emblematico è poi il caso del tardo autoritratto di Rembrandt (1669), tra le opere più celebri e amate della Mauritshuis, originariamente sottratto dai Nazisti alla famiglia ebrea dei Rathenaus allo scopo di esporlo nel mai realizzato Führermuseum e poi nascosto nelle miniere austriache di Altaussee. Dopo la restituzione ai proprietari, l’opera venne venduta nel 1947 al museo olandese.