Alessandria d’Egitto è ancora un faro

Al Mucem di Marsiglia 200 opere che spaziano dalla fondazione della mitica città al Cristianesimo, accanto alle quali sono allestiti lavori di 16 artisti contemporanei

«Gordian Knot» (2013), di Aslı Çavusoğlu. © Aslı Çavuşoğlu. Cortesia Isabella & Mehmet Içöz. Foto: Hadiye Cangökçe
Luana De Micco |  | Marsiglia

Città leggendaria per la sua Biblioteca, la più grande e la più ricca dell’antichità, andata distrutta, e il suo faro considerato una delle sette meraviglie del mondo antico, megalopoli al crocevia delle culture mediterranee, Alessandria d’Egitto, tra realtà e immaginazione, affascina ancora oggi.

Ne traccia la storia, prendendo le distanze dagli stereotipi, la mostra «Alessandria: futuri anteriori» al Mucem dall’8 febbraio all’8 maggio, in circa 200 opere che attraversano i secoli, dalla fondazione della città nel 331 a.C. da parte di Alessandro il Grande all’avvento del Cristianesimo nel 381 d.C., abbracciando tematiche come l’organizzazione sociale, la politica, la religione, le evoluzioni urbanistiche, le arti e le scienze, la vita quotidiana.

La mostra s’interessa anche alla città odierna segnata dal passato coloniale e dall’erosione ecologica, politica e sociale. L’approccio, mescolando archeologia e arte contemporanea, è originale. Oltre a reperti antichi in arrivo da grandi istituzioni europee, tra cui un anello d’oro dell’imperatore Antonino Pio in prestito dall’Allard Pierson Museum di Amsterdam, stele funerarie del Louvre e rilievi in cui figura il re Tolomeo I (304-30 a.C.) del Rijksmuseum van Oudheden di Leida, sono allestite le opere di 16 artisti contemporanei, alcune inedite, tra cui Asli Çavuşoğlu, Wael Shawky, Jasmina Metwaly, Mona Marzouk e Maha Maamoun.

«Era importante creare ponti tra l’antichità e l’età contemporanea mostrando in particolare come certe problematiche vissute dagli abitanti del passato trovino eco ancora oggi, hanno spiegato i curatori Arnaud Quertinmont e Nicolas Amoroso, conservatori al Musée royal de Mariemont, in Belgio. Era inoltre essenziale dare la parola agli artisti egiziani perché potessero fornire la propria visione della città e di certi miti che la circondano».

La mostra rientra nel progetto «Alessandria: (ri)attivazione di immaginari urbani comuni» (Alex), sostenuto dal programma Creative Europe dell’Unione Europea, includendo anche la costituzione di residenze artistiche nomadi tra l’Egitto e l’Europa, e che coinvolge tra l’altro il Palais des Beaux-Arts Bozar di Bruxelles.

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