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Alchimisti della pellicola

Viviana Bucarelli

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Accanto all’inarrestabile progresso tecnologico, nei più diversi settori si evidenzia ultimamente, spesso, anche una certa tendenza retrò. E così nella fotografia, al fianco di un dominio assoluto della tecnologia digitale, un considerevole numero di artisti recupera l’antica tecnica tradizionale. Ma continua a esplorarne potenzialità, distillando sapientemente, come moderni alchimisti, i componenti delle emulsioni sensibili alla luce e nuovi segreti nascosti dell’arte dello sviluppo fotografico.

Questi artisti studiano attentamente i componenti chimici e sperimentano a non finire. Dal 14 aprile al 6 settembre, il Getty Museum di Los Angeles espone i lavori di 7 di loro (Alison Rossiter, Marco Breuer, James Welling, Lisa Oppenheim, Chris McCaw, John Chiara e Matthew Brandt, nella foto «Rainbow Lake») nella mostra «Light, Paper, Process: Reinventing Photography», curata da Virginia Heckert. Usano ancora le pellicole, macchine fotografiche realizzate su ordinazione, carta sensibile lavorata a mano e si cimentano con prove nella camera oscura. Le loro tecniche sono varie e rimettono di nuovo in discussione il significato della fotografia oggi, svelando inediti aspetti della scrittura attraverso luce.



Viviana Bucarelli, 01 aprile 2015 | © Riproduzione riservata

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