Al via con un anno di ritardo Expo 2020 Dubai

18 miliardi di budget, 191 Paesi coinvolti. Per l’Italia un Padiglione firmato Carlo Ratti e Italo Rota

Il Padiglione della Sostenibilità all’Expo Dubai. © Karim Sahib/Afp Via Getty Images
Alessandro Martini, Melissa Gronlund |  | Dubai

L’Expo 2020 Dubai si apre il primo ottobre, per proseguire fino al 31 marzo 2022, con un anno esatto di ritardo rispetto alla data originariamente prevista. Il rinvio imposto dalla pandemia globale, particolarmente sentita negli Emirati Arabi Uniti che sono stati a lungo chiusi ai flussi internazionali (non solo turistici), ha modificato solo in parte l’ambizioso programma, anzi ambiziosissimo, con un budget stimato di 18 miliardi di dollari e 191 Paesi coinvolti.

«This is Our Time» è il titolo della canzone ufficiale, che vede riunite le star più o meno note della musica e della canzone emiratina. Tutti giovani, molte donne, in abiti perlopiù tradizionali, con lo sguardo fiero, moderno, aperto al mondo. Parallelamente, i canali social trasmettono da settimane il «teaser» che, in un turbinio di luci laser, annuncia uno dei grandi eventi dell’anno, ricco di ambizioni tanto sul fronte architettonico (con realizzazioni di grande visibilità), quanto commerciale e soprattutto geopolitico.

Appena inaugurato, l'Expo dedicato allo «sviluppo economico» guarda già al dopo. Quando l’Expo si chiuderà, alla fine di marzo, diventerà District 2020, un investimento immobiliare su larga scala nel settore sud di Dubai, dove circa l’80% dell’Expo si trasformerà in aree residenziali e commerciali. E anche artistiche, in particolare con le opere commissionate da Expo Dubai che rimarranno come sculture permanenti: «Parte della vita pubblica e della comunità che qui stiamo costruendo, ha spiegato Tarek Abou El Fetouh, curatore di Expo 2020. Queste opere saranno letteralmente nelle piazze e nelle strade, perché le persone possano toccarle, sedersi e addirittura camminarci sopra».

Nel mix di 11 nomi selezionati da Abou El Fetouh per tre distretti e due parchi di Dubai vi sono artisti locali (tra cui Abdullah Al Saadi e Mohamed Ahmed Ibrahim, membri dei leggendari «Cinque» che sono stati tra i primi artisti concettuali degli Emirati Arabi Uniti) e nomi internazionali tra cui Haegue Yang, Olafur Eliasson e Yinka Shonibare. Nel Distretto 2020, la scultura in marmo «The Plinth» di Shaikha Al Mazrou, residente a Dubai, funzionerà in modo simile al Fourth Plinth di Trafalgar Square a Londra, e ospiterà future commissioni di artisti selezionati tramite call aperta dalla stessa artista e da Abou El Fetouh.

Molte opere sono in scala grandiosa e monumentale, secondo la richiesta del curatore di «guardare al cosmo per pensare in modo nuovo all’identità del mondo globale». L’idea di globalismo alla base dell’Expo ha un significato particolare a Dubai, dove l’85% dei residenti non è del luogo o è cresciuto qui seppur con passaporto non emiratino. La «Wind Sculpture III» di Shonibare, un tessuto fantasia in acciaio immobile a mezz’aria, sottolinea la costruzione stratificata delle identità nazionali.

«La maggior parte di noi si sposta in giro per il mondo, spiega Shonibare. Se voli, c'è di mezzo il vento, e se vieni in barca, c'è di mezzo il vento. Queste sculture sono una metafora del movimento naturale delle persone: la migrazione». Nonostante il focus sia sullo sviluppo economico, l’Expo comprende anche la programmazione culturale dei Padiglioni nazionali e di altri attori locali.

L’Italia, con lo slogan «La bellezza unisce le persone», sarà presente con il Padiglione nazionale progettato da Carlo Ratti, Italo Rota, Matteo Gatto e F&M Ingegneria. Un’architettura ideata per mettere in scena con creatività e innovazione multidisciplinari in «uno spazio non solo espositivo ma rappresentativo del migliore ingegno italiano, ha spiegato Paolo Glisenti, commissario generale dell’Italia, con le competenze più innovative nei campi della sostenibilità, dell’economia circolare, dell’architettura digitale»presentate in collaborazione con le aziende partner.

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