Al Prado gli album di Fernando Zóbel
Disegni, schizzi e riflessioni sull’arte e gli artisti risultato di una vita di contemplazione artistica (1924-84)

«Per saper dipingere, prima devi sapere come guardare. E guardare è qualcosa che si può imparare»: questo il credo di Fernando Zóbel (Manila, 1924-Roma, 1984) che l’ha espresso nella sua esplorazione della pittura in oltre 40 anni di attività. Formatosi nelle Filippine, in Europa e in America e laureato ad Harvard, Zóbel si stabilì in Spagna alla fine degli anni ’50: fu pittore, studioso, docente, traduttore e collezionista e anche fondatore di due musei: la Art Gallery Ateneo di Manila (1961) e il Museo de Arte Abstracto Español a Cuenca, in Spagna (1966).
La pittura di Zóbel offre un singolare esempio di arte d’avanguardia del XX secolo: se non unica, la sua opera può essere considerata estrema. Per un artista con la sua conoscenza delle tradizioni artistiche e letterarie sia dell’Occidente sia dell’Asia, il Modernismo non ha comportato una rottura con la figurazione e la storia della pittura bensì la loro riscoperta. La mostra «Fernando Zóbel. Il futuro del passato. Dipinti e disegni», al Museo del Prado fino al 5 marzo, presenta il risultato di una vita di contemplazione artistica: disegni, schizzi e riflessioni sull’arte e gli artisti in centinaia di album.
Curata da Felipe Pereda, docente di arte spagnola ad Harvard, e Manuel Fontán del Junco, direttore di musei e mostre alla Fundación Juan March, si struttura in 5 sezioni, ricostruendo il percorso di Zóbel che si dipana fra le due estremità di un unico principio: soffermarsi a «guardare» per capire l’arte dei grandi maestri e applicare quel che si impara al proprio lavoro.
Concentrandosi sul lavoro dell’artista in una prospettiva transnazionale che supera i limiti geografici dei tre continenti in cui ha vissuto (Asia, Nordamerica ed Europa), la mostra ricrea il lungo dialogo di questo artista del XX secolo con i grandi maestri antichi, dialogo instaurato nei musei di tutto il mondo ma in particolare al Prado, dove Zóbel non solo trascorse innumerevoli ore a disegnare e studiare i dipinti ma al quale donò un’importante raccolta di disegni dei maestri spagnoli del XVI e XVIII secolo.