Al Poldi Pezzoli donare è un’arte

A chiusura delle celebrazioni per il bicentenario della nascita del fondatore del museo milanese, una mostra rende omaggio al collezionista d’arte di rilevanza europea

«Vergine leggente» (1460 ca), attribuito ad Antonello da Messina (particolare). Donazione Luciana Forti in ricordo del padre Mino, 2018
Ada Masoero |  | Milano

Il Museo Poldi Pezzoli chiude le celebrazioni per il bicentenario della nascita del fondatore con la mostra «L’arte del dono da Gian Giacomo Poldi Pezzoli a oggi» (dal 17 novembre al 27 febbraio), curata dalla direttrice Annalisa Zanni e da Federica Manoli, collection manager: un omaggio al fondatore, che fu collezionista d’arte di rilevanza europea (come provato dal convegno internazionale «Gian Giacomo Poldi Pezzoli tra Milano e l’Europa», tenuto qui l’11 ottobre scorso) e anche generoso donatore, poiché destinò a Milano la sua meravigliosa raccolta d’arte.

Ma, insieme, un omaggio a tutti i donatori che, nel tempo, hanno voluto arricchirne le collezioni. Nella mostra, sostenuta da un benefattore che vuole rimanere anonimo, sono esposti gli arrivi più recenti, entrati dopo le donazioni esposte nel 2017 nei nuovi spazi del museo, «donati» anch’essi da un mecenate generoso (e «recidivo»: a lui si deve anche l’Orangerie) come Mario Franzini.

Ad aprire il percorso, allestito da Piero Lissoni con il suo Studio, è la magnifica «Vergine leggente» (1460 ca), attribuita ad Antonello da Messina, presto oggetto di una mostra-dossier e di un convegno, accompagnata da due trittici del XIV secolo, da una scultura di Pietro Bussolo di fine Quattrocento e da tre preziosi stipi milanesi dell’ultimo Cinquecento.

Fra i dipinti successivi, con ritratto di scuola fiamminga del primo Seicento, figurano opere del Bachiacca, di Magnasco e di Paolo Pagani, mentre per le arti decorative, tanto amate dal fondatore, sfilano i ventagli del Sette e Ottocento appartenuti a Marta Marzotto (che promosse anche restauri di preziose opere del Poldi Pezzoli) e importanti orologi da tasca.

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