Al Museion un fondo di speranza nell’epoca tecno-umana
Si intitola «Hope» l’ultima puntata di una trilogia che indaga le questioni di un mondo connesso tra ecologia, scienze umane, tecnologia ed economia

Nel suo 15mo anno di vita Museion Bolzano presenta, dal 30 settembre al 25 febbraio 2024, «Hope», episodio conclusivo della trilogia «Techno humanities» che il direttore Bart van der Heide ha concepito per «dare spazio a interrogativi su che cosa significhi essere cittadini globali nell’attuale connessione tra ecologia, scienze umane, tecnologia ed economia».
Curata insieme a Leonie Radine e in collaborazione con il musicista, teorico e scrittore statunitense DeForrest Brown Jr., la mostra collettiva vede partecipazioni internazionali e interdisciplinari di artisti di diverse generazioni, tra cui Almare, Sophia Al-Maria, Ei Arakawa, Trisha Baga, Neïl Beloufa, Black Quantum Fu-turism, Tony Cokes, Irene Fenara, Michael Fliri, Petrit Halilaj, Matthew Angelo Harrison, AbuQadim Haqq, Andrei Koschmieder, Maggie Lee, Lawrence Lek, Nicola L., Linda Jasmin Mayer, Beatrice Marchi, Bojan Šarcevic, Marina Sula, Suzanne Treister, Ilaria Vinci, LuYang, e opere dalla Collezione Museion di Allora & Calzadilla, Shusaku Arakawa, Ulrike Bernard & Caroline Profanter, Shu Lea Cheang, Tacita Dean, Sonia Leimer, Ana Lupas e Riccardo Previdi.
Si sondano i rapporti tra scienza e finzione a partire dall’ultimo piano in un’ambientazione fantascientifica con installazioni video, sculture, costumi, dipinti e disegni. Al terzo piano le installazioni danno la suggestione di essere all’interno di videogiochi, mentre al secondo, protagonista è il suono, da ascoltare e vedere, con l’archivio del gruppo di musica elettronica di Detroit Drexciya e le ricerche che DeForrest Brown Jr. ha intrapreso sulla storia della techno (con la linea del tempo sulla scena musicale a Detroit) per il suo libro «Assembling a Black Counter Culture» (2022), accanto ai dipinti digitali di AbuQadim Haqq.
«È stato possibile rendere tangibile, per la prima volta in un museo, afferma Bart von der Heide, questa forma artistica di scrittura della storia e di costruzione del mondo, finora altrimenti trascurata». L’idea è di creare un ponte tra la storia e il futuro di Museion «in quanto organizzazione giovane che ha l’opportunità di creare nuove strutture più velocemente di quanto possano fare le istituzioni più consolidate e di testarne l’efficacia al fine di creare le condizioni per il museo del ventunesimo secolo».
In collaborazione con il festival Transart, un programma che include anche la prima italiana di una performance del coreografo e danzatore Trajal Harrell con l’ensemble della Schauspielhaus di Zurigo, oltre a una mostra dell’artista Thomas Feuerstein da Noi Techpark e diversi eventi di Museion Art Club.
