Firenze. Pietro Aretino, una delle maggiori figure di intellettuale del ’500, firmava una giovanile raccolta di poesie, l’Opera nova, come «pictor». E il suo legame con il mondo dell’arte rimarrà fortissimo, come ben illustra la mostra «Pietro Aretino e l’arte del Rinascimento», a cura di Anna Bisceglia, Matteo Ceriana e Paolo Procaccioli (due storici dell’arte e un italianista), fino al 3 marzo nell’Aula Magliabechiana della Galleria degli Uffizi, incentrata sui rapporti tra parola e immagine, come fu la mostra dedicata a Pietro Bembo a Padova nel 2013.
«L’Aretino è spesso ricordato solo come scrittore satirico e orditore di trame politiche, ma la sua produzione è ben più ampia e complessa, spiega Anna Bisceglia; di grande interesse sono anche le lettere che scrive agli artisti, perfino a quelli che vede tutti i giorni, con l’intento quindi di renderle pubbliche, quasi degli elzeviri; inoltre Aretino, come già scrisse Longhi, è forse il primo connoisseur». Annunciata dal convegno ...
...
(l'articolo integrale è disponibile nell'edizione su carta)