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Adesso si cambia?

Marzia Minore

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Nella città della crisi del Monte dei Paschi, Santa Maria della Scala rimane alla ricerca di un’identità. Almeno ora ha, finalmente, un direttore

Sarà il 2016 l’anno della svolta per Santa Maria della Scala (Sms) a Siena? Enorme e stratificato complesso di origine medievale, l’antico Ospedale (che ospita collezioni permanenti, spazi per mostre, ambienti storici) è oggetto da tempo di dibattiti e progetti di valorizzazione rimasti sulla carta. Da quest’anno, seguendo le linee di indirizzo del Comune, c’è finalmente un direttore, con incarico biennale. È il manager culturale Daniele Pitteri, con cui parliamo delle prospettive future: «È un complesso grande come il Beaubourg. Recuperato interamente sarebbe il doppio, 40mila metri quadrati, uno spazio fuori scala per un comune di 53mila abitanti».

In una città dove i luoghi della cultura non riescono a «fare sistema», il Sms, pur collocato davanti alla Cattedrale (il sito più visitato della città), attrae solo il 2% dei turisti (dati Struttura Consulting 2015). Ed è spesso percepito come contenitore, aggregato di spazi, privo di un’identità forte. Dopo la crisi del maggiore finanziatore, il Monte dei Paschi, e il rischio di chiusura (cfr. n. 331, mag. ’13, p. 10), il problema delle risorse è cruciale. Rispetto al patrimonio «si procederà per lotti, dice Pitteri: un primo step, già finanziato con 2,2 milioni di euro, comprende entro due anni l’adeguamento impiantistico, che permetterà di aumentare gli spazi disponibili, e il miglioramento dei percorsi espositivi. A lungo termine, ipotizzando il recupero completo del complesso, la stima è oltre 60 milioni di euro. Si dovranno trovare risorse su scala internazionale, ma migliorando la percezione di luogo espositivo sarà più facile». 

L’annosa questione del trasferimento della Pinacoteca Nazionale è per ora ferma. Una novità è invece l’imminente apertura di un ostello con 25 posti letto, parte della rete della Via Francigena, che rinnova l’antica vocazione all’accoglienza. Ma come gestire un bene così complesso? Dopo l’inadeguatezza della gestione diretta comunale, tramontata l’idea della Fondazione, il recente bando per i servizi per il pubblico assegna al soggetto affidatario funzioni centrali: non solo sorveglianza, biglietteria e simili ma anche organizzazione di mostre e comunicazione. «Vogliamo sperimentare un modello di gestione pubblico-privato», spiega Pitteri.

La gara è stata aggiudicata provvisoriamente (si attende la conferma del Comune, presumibilmente entro settembre) a un raggruppamento di imprese guidato da Opera Laboratori Fiorentini (gruppo Civita), che consoliderebbe così la sua egemonia a Siena (gestisce anche Palazzo Pubblico e il complesso della Cattedrale). Per un sito che comprende, tra l’altro, il più celebre ciclo di affreschi del Quattrocento senese (Sala del Pellegrinaio), il Museo Archeologico etrusco, le sculture di Jacopo della Quercia, mancano ancora conservatore e comitato scientifico. Quali garanzie ci saranno rispetto alla ricerca e alla tutela? «La collaborazione con le Soprintendenze è costante», assicura Pitteri. Per le attività culturali, si mira a «una programmazione dinamica, che non tradisca la vocazione storica del bene, rafforzando però il collegamento tra Siena e il resto del mondo». 

Il calendario fino a marzo 2017, pur nell’esiguità delle risorse, punta al contemporaneo (con la rassegna «Fiori d’inverno» di Francesco Clemente, fino al 2 ottobre, mostre fotografiche, workshop), ma l’evento più atteso è la mostra su Ambrogio Lorenzetti nel 2017 (cfr. n. 360, gen. ’16, p. 41) che segnerà il ritorno a Siena di un’attività espositiva di ampio respiro.

Marzia Minore, 03 settembre 2016 | © Riproduzione riservata

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