A Vienna il contemporaneo è tutta scena

Al Mumok 150 opere illustrano la componente teatrale dell’arte attuale

«James having his hair done», di Nan Goldin. © Nan Goldin
Flavia Foradini |  | Vienna

Centocinquanta opere per accendere i riflettori sulla componente teatrale dell’arte dalla fine degli anni Cinquanta ad oggi: è questo l’intento sotteso alla mostra «On Stage. L’arte come palcoscenico» che il Mumok propone dal 15 marzo al 14 gennaio 2024, attingendo soprattutto alle collezioni di casa: «Anche in conseguenza dell’Arte concettuale, l’Azionismo e l’Arte performativa si rivolsero sia contro norme sociali conservatrici, sia contro la staticità di pittura e scultura, spiega il curatore della mostra Rainer Fuchs.

Un tema importante diventa il tempo come condizione essenziale per poter fruire di un’opera», sia che si tratti di performance, happening, installazioni video o musicali o di danza, laddove «il fruitore può sovente diventare parte stessa dell’opera, come nel Teatro delle Orge e dei Misteri di Hermann Nitsch o nelle azioni dei suoi colleghi viennesi di quel periodo, o come negli specchi di Michelangelo Pistoletto, o ancora come in Michael Schuster, che con la sua “Trappola autofocus” (1989) fotografa i visitatori e li rende coprotagonisti dell’opera».

Un fulcro della mostra è anche il contrasto di genere: «In linea generale il mondo dell’arte degli anni Sessanta, ma anche più tardi, era dominato dagli uomini e l’apporto femminile si esprimeva attraverso istanze femministe che tematizzavano allo stesso tempo la ribellione a strutture sociali patriarcali e la supremazia maschile nell’arte, anche se non mancano esempi di coppie di artisti che collaboravano, come Peter Weibel e Valie Export o Marina Abramovic e Ulay», aggiunge Fuchs. Vi sono tuttavia temi che incrociano gli interessi di artisti e artiste: «Una radicale critica alla società bigotta del dopoguerra, a strutture famigliari conservatrici, al predominio di princìpi capitalistici».

Fra gli artisti esposti nella selezione di Fuchs esclusivamente per il Mumok: Cindy Sherman, Nan Goldin, Gina Pane, Andy Warhol, Gilbert & George, Bruno Gironcoli, Maria Lassnig, David Hockney, Heimo Zobernig, e Constanze Ruhm, che con la sua videoinstallazione «La strada è (ancora) più lunga» (2021) si immerge nella storia del femminismo italiano.

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