A Taormina l'Unesco dice: no, così non va

Porte sbarrate per palazzi storici e castelli acquistati e poi ristrutturati con milioni di euro

Palazzo Ciampoli a Taormina. Foto di Giovanni Dall'Orto
Tina Lepri |  | Taormina (Me)

Da anni protestano studiosi, associazioni ambientaliste e visitatori di uno dei centri turistici internazionali più importanti della Sicilia, Taormina. Famosa per i suoi paesaggi incantati, il mare, i monumenti storici con il famoso teatro greco, i festival e i personaggi noti che la frequentano, non riesce a essere inclusa, nonostante vari tentativi (l’ultimo nel 2017), nella lista dei siti Unesco. Tra le ragioni, inefficienze politiche e gestionali ma anche l’elenco di palazzi storici acquistati, restaurati ma rimasti chiusi.

Palazzo Ciampoli è il caso più clamoroso. Esempio di architettura gotico-catalana del XV secolo, è rimasto sbarrato per 34 anni, abbandonato ai vandali e al degrado. Dopo l’acquisto da parte della Regione negli anni ’90 per 7 miliardi e mezzo di lire, i lavori di consolidamento iniziarono presto con alcune interruzioni fino all’ultimo grande intervento.

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