A Sharjah la città di oggi e di domani

Alla Triennale di Architettura oltre 30 progetti alla ricerca di modelli alternativi di relazione tra l’uomo e la natura, comprese le pratiche indigene

Alla Sharjah Architecture Triennial partecipa anche la grande opera realizzata da aborigeni Ngurrara (nella foto, impegnati a Pirnini nel 1997). In alto, una vista di Sharjah. Foto di K. Dayman. © Ngurrara Artists and Mangkaja Arts Resource Agency. © Sharjah Architecture Triennial, 2019
Federico Florian |  | Sharjah

Trenta chilometri a nord di Dubai sorge la capitale culturale degli Emirati Arabi: Sharjah. Una città dalla complessa eredità storica che, nel corso dei secoli, ha assunto il ruolo di multietnico porto commerciale. Ragione per cui, a differenza degli altri Emirati, vanta un’accentuata diversità culturale, all’interno di un denso e intricato tessuto urbano, in cui passato e presente convivono fianco a fianco.

Questo novembre, la città (anche nominata Capitale Mondiale del Libro 2019) ospita la prima edizione di un’ambiziosa rassegna triennale chiamata a riflettere sull’architettura e l’urbanizzazione in Medio Oriente e nel Sud del mondo. Dal 9 novembre all’8 febbraio, la Sharjah Architecture Triennial mette in scena i lavori e progetti di oltre 30 architetti, artisti, ingegneri, attivisti, performer, musicisti e antropologi in due principali location: la scuola Al-Qasimia e il vecchio mercato
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