A Rivoli Michael Rakowitz: «L’artista è come un dattero»
La sua è una poetica della diaspora, della permanenza delle radici culturali e del post Olocausto

Torino. Sino al 19 gennaio la Manica Lunga del Castello di Rivoli ospita la prima retrospettiva europea di Michael Rakowitz (Great Neck, New York, 1973). La mostra, comprensiva di un’opera dedicata al collezionista Francesco Federico Cerruti (la cui raccolta è custodita nella sua villa non lontana dal Museo che l’ha ricevuta in comodato), è organizzata in collaborazione con la Whitechapel Gallery di Londra ed è curata da Carolyn Christov-Bakargiev, Iwona Blazwick, Marianna Vecellio e Habda Rashid. Artista poliedrico, votato all’«imprendibilità» grazie a uno strategico utilizzo del nomadismo stilistico, Rakowitz, che nel 2018 ha collocato la grande scultura «Lamassu» (il toro assiro dal volto umano, visibile sino a marzo) in Trafalgar Square a Londra nell’ambito del progetto «Fourth Plint», viene presentato in questa intervista da Carolyn Christov-Bakargiev.
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