A Pietrasanta tra l’high e il low c’è il new

60 lavori di artisti italiani che traducono le sollecitazioni globali con alternanza di riferimenti pop e colti

Laurina Paperina, «Atomic Bomb»
Laura Lombardi |  | Pietrasanta (Lu)

«Italian Newbrow» curata da Ivan Quaroni e Valerio Dehò nel Complesso di Sant’Agostino, nella Chiesa, nella Sala dei Putti e nella Sala Capitolo (dal 20 giugno al 12 settembre, catalogo NFC Edizioni), è una mostra collettiva concentrata sullo scenario italiano contemporaneo a partire da un progetto sviluppato da Quaroni fin dalla Biennale di Praga del 2009.

Il titolo rimanda a un neologismo anglosassone frapposto tra i termini lowbrow e highbrow, che stigmatizzano l’opposizione tra un’arte popolare e un’arte colta, e vuole indicare la pluralità di sollecitazioni nella quale si muovono artisti che operano in un contesto globale, tecnologico e interconnesso in continuo mutamento, nella società «liquida» teorizzata da Zygmunt Bauman.

La specificità italiana è quella di mescolare, forse ancor più che altrove, riferimenti pop ad altri colti, eredi della grande tradizione dei secoli trascorsi. I sessanta lavori di artisti selezionati testimoniano infatti l’alternarsi e il sussistere, talvolta all’interno di una stessa produzione, di diverse fonti iconografiche, high and low, dove il mondo che ci circonda è «tradotto» con riferimenti al fumetto, all’illustrazione e al design o, invece, filtrato da ricerche formali tese all’elaborazione di un linguaggio concettuale.

Si va così dai temi cruenti trattati con inedito candore di Laurina Paperina, alle creature fantastiche di Fulvia Mendini dense di riferimenti alla storia dell’arte, dai cortocircuiti narrativi di Giuseppe Veneziano al linguaggio sospeso tra bellezza e orrore di Vanni Cuoghi, dagli interni neometafisici di Paolo De Biasi alla ferocia ed eleganza dei corpi e degli spazi frammentati di Giuliano Sale, oppure al racconto di una condizione di marginalità sociale nei dipinti di Silvia Argiolas.

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