Un momento della «Turandot» di Puccini con video, scene e costumi del collettivo di artisti russi AES+F. © Franco Lannino

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Un momento della «Turandot» di Puccini con video, scene e costumi del collettivo di artisti russi AES+F. © Franco Lannino

A Palermo per Turandot arrivano gli AES+F

L'opera di Puccini inaugura la stagione del Teatro Massimo

Alessandro Martini

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Appassionati melomani attraversano i tradizionali «mari e monti» alla ricerca della soprano più dotata e acclamata (o glamour), della regia più innovativa, dell’allestimento più sperimentale e possibilmente affidato a qualche artista di fama. L’anno scorso è stato William Kentridge ad allestire la «Lulu» di Alban Berg al Teatro dell’Opera di Roma.

Quest’anno è molto attesa la «Turandot» di Puccini con cui il Massimo di Palermo inaugura il 19 gennaio (fino al 27) la propria stagione, affidandola alla regia di Fabio Cherstich e alla conduzione di Gabriele Ferro. A incuriosire è in particolare il coinvolgimento per video, scene e costumi del collettivo di artisti russi AES+F, che nel corso degli anni si sono particolarmente dedicati alle «intersezioni» tra fotografia, cinema e tecnologie digitali (ricordate i loro film presentati nel 2007 e nel 2015 alla Biennale di Venezia?).

La loro sarà una «Turandot» globalizzata, multietnica, ambientata nel terzo millennio grazie a tableau e composizioni in cui il futuro, ibrido e multiforme, guarda all’iconografia del passato. Durante Manifesta 12, il collettivo ha esposto, proprio nel Teatro Massimo, un’installazione che esplorava il tema della migrazione e la crisi dei rifugiati nel Mediterraneo. I video per «Turandot» verranno presentati a San Pietroburgo nel Lakhta Center, un grande complesso a destinazione terziaria e culturale.

Un momento della «Turandot» di Puccini con video, scene e costumi del collettivo di artisti russi AES+F. © Franco Lannino

Alessandro Martini, 16 gennaio 2019 | © Riproduzione riservata

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A Palermo per Turandot arrivano gli AES+F | Alessandro Martini

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