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Massimiliano Capella
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Gli studenti dell’Accademia e un’artista passano dalla tela al telaio e producono trame e campionature: la tessitura mostra tutti i suoi versanti, dalle creazioni artistiche al vestito
La ricerca di un dialogo tra diversi settori della produzione made in Italy è all’origine della mostra «Dialoghi di filo», curata da Livia Crispolti e allestita fino al 25 settembre a Palazzo Morando a Milano. Formazione, creazione e produzione sono legate dal tema della tessitura, in un intreccio inteso sia come dialogo di livelli artistici diversi, sia come rapporto tra le opere e lo spazio espositivo. I lavori tessili di campionatura realizzati a telaio dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera diventano la testimonianza creativa e materica contemporanea inserita nel contesto storico del museo milanese, che per l’occasione accoglie anche abiti, costumi e le creazioni di carattere simbolico dell’artista romana Elisabetta Catamo.
Lungo il percorso espositivo la volontà è quella di valorizzare la connessione tra l’alta formazione, la realtà produttiva italiana e la creazione artistica contemporanea, passando dal filo alla tessitura, fino all’abito e all’opera d’arte. Tutti i lavori esposti, dalle oltre cento campionature degli studenti dell’Accademia agli abiti fino alle opere della Catamo, rielaborano il materiale tessile messo a disposizione dalle aziende Alcantara, Dedar e Dreamlux. Gli studenti dell’Accademia a loro volta hanno interagito con gli uffici stile delle tre aziende con proposte di rielaborazione di tessuti già esistenti, suggerendo una riscrittura e una ritessitura di modelli storici. All’interno di teche isolate nello spazio museale sono collocate sia queste sperimentazioni sui tessuti già esistenti di Alcantara e Dedar, sia le nuove campionature a telaio, disposte in relazione puramente visiva con gli oggetti che compongono il percorso permanente del museo.
Allo stesso livello sono stati collocati all’interno di tre sale i costumi storici ricostruiti da Maria Antonietta Tovini che rispondono all’ottica di living history movement, modellando i diversi tessuti sulla base di un taglio filologico: il primo abito elabora il versatile materiale Alcantara con fogge della metà del XVIII secolo; il secondo propone la forza espressiva del tessuto d’arredamento Dedar come ricca veste da casa del 1610 ca; mentre il terzo disegna la luce attraverso la trama in fibra ottica del tessuto Dreamlux nelle fogge di soprabito modello kimono in stile Fortuny.
A questi abiti si aggiungono cinque creazioni indipendenti realizzate da giovani costumisti che riproducono fogge dal XVIII all’inizio del XX secolo. Anche le quattro opere di Elisabetta Catamo prendono forma dai tessuti delle aziende Dedar e Alcantara: «Blu Notte», composta da due pannelli di tessuto Dedar con inserti di madreperla, apre il percorso di visita, mentre «Cellule», realizzato totalmente in tessuto Alcantara, è esposto nella prima sala interamente dedicata a questo tessuto; «Viola», sempre in alcantara con fili in lana, è esposto a metà del percorso, anticipando l’ultima opera Dedar, un ideale libro tessile che riassume il tema della tessitura come racconto di storie.
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