A Napoli l’idea di città di Catherine Opie

La fotografa statunitense espone per la prima volta nella galleria Thomas Dane gli scatti realizzati in Vaticano e a Roma

Particolare di «Blood Grid #4» (2022) di Catherine Opie. © Catherine Opie. Cortesia di Thomas Dane Gallery
Olga Scotto di Vettimo |  | Napoli

«Walls, Windows and Blood», visitabile dal 19 settembre al 18 novembre alla Thomas Dane Gallery, raccoglie l’ultima produzione di Catherine Opie (Sandusky, Ohio, 1961), realizzata nell’estate 2021 nel corso della residenza all’American Academy in Rome ed esposta per la prima volta in occasione della personale a Napoli.

Il tema «L'idea di Città», proposto dalla residenza, è stato declinato dall’artista intercettando in alcune forme estetiche quegli elementi che riconducono alla dimensione temporale, quindi di potere, della Città del Vaticano. Attraverso un quotidiano lavoro di osservazione, durato sei settimane, Opie ha «raccolto», con meticolosità di rilevazione, in analogico e in digitale, strutture edilizie, elementi architettonici, immagini visive che esprimono, talvolta velatamente tante altre in maniera esplicita, il portato ideologico e politico della Chiesa con le conseguenti profonde incidenze culturali e sociali.

Sette «Walls» in bianco e nero e di formato verticale, poggiati su coppie di basamenti in marmo rossastri, scandiscono le pareti e le colonne della galleria, offrendosi allo sguardo come installazioni che restituiscono volume e densità scultorea ai lavori fotografici sia per la soluzione allestiva sia per la scelta della stampa su carta di stracci Fine Art. Le fotografie corrispondono al lavoro puntuale compiuto dall’artista sul sistema murario di Città Vaticano, di cui ha rilevato ogni angolo in cui sono installate le telecamere di sicurezza, consentendo, in tal modo, di osservare ciò che a sua volta ci osserva.

Se i muri sono forme esplicite del potere, che radica la sua forza secolare su basi-piedistalli, le «Windows», invece, visibili, nascoste, in luce e in penombra sono il diaframma attraverso il quale si stabilisce il rapporto dentro/fuori tra la Città del Vaticano e la città di Roma e, più in generale, tra la prima e il mondo intero. Le finestre appaiono, quindi, come la rappresentazione fisica di una questione che investe dinamiche relazionali, politiche e sociali e che apre a un’ulteriore indagine visiva affrontata da Opie con «Blood grids», in cui censisce tutti i particolari delle scene di sangue presenti nei dipinti e negli arazzi dei Musei Vaticani.
Questa serie prelude alle due fotografie che chiudono la mostra: «No Apology (5 giugno 2021)» e «Blood grid #4» del 2022, spaccato di due momenti della storia recente della Chiesa che riconosce le proprie responsabilità e solo successivamente chiede scusa per il massacro dei bambini indigeni ritrovati in tombe anonime in Canada.

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