A Frieze London è boom dell’arte ultra-contemporanea

A farsi beffa della recessione economica sono le opere dei giovani artisti che in fiera sono richiestissime a seguito dell’impennata dei prezzi d’asta

Il lavoro di Jadé Fadojutimi nello stand di Gagosian a Frieze London era già esaurito prima ancora dell’apertura della fiera. David Owens
Anny Shaw |  | Londra

Ci sono stati pochi segnali di un’imminente recessione globale durante l’apertura Vip di Frieze London: le principali gallerie hanno riportato infatti un aumento di vendite a sei cifre a numerosi collezionisti internazionali, rafforzando l’impressione che il mercato dell’arte più recente sia assai prospero.

Nello stand di Gagosian, una serie di sette dipinti monumentali creati quest'anno dal ventinovenne pittore astratto britannico Jadé Fadojutimi era già esaurita all’apertura della fiera. La galleria ha rifiutato di commentare, ma alcune fonti affermano che le opere hanno un prezzo di circa 500mila sterline ciascuna. Alla fiera dell’anno scorso, la galleria Pippy Houldsworth (che ha rappresentato Fadojutimi fino a luglio) ha venduto un grande dipinto dell’artista tra le 100mila e le 130mila sterline.

Grande richiesta
Un’altra giovane pittrice in cima alle classifiche delle aste, la trentunenne Flora Yukhnovich, è stata molto richiesta da Victoria Miro. La sua tela, «Fantasia» (2019), è sparita dal muro per circa 2 milioni di sterline, essendo stata rivenduta alla galleria dal suo precedente proprietario. Il partner e direttore della galleria, Glenn Scott-Wright, sostiene che i prezzi del mercato primario siano molto più bassi. Il record dell'asta di Yukhnovich è attualmente di 3,6 milioni di sterline.

Tiwani Contemporary, nel frattempo, ha esaurito il suo stand nella sua prima ora di fiera. La galleria londinese espone nuovi dipinti da due astri nascenti: Umar Rashid (i prezzi variano da 45mila a 75mila dollari) e Joy Labinjo (50mila sterline ciascuno).

La galleria londinese Tiwani Contemporary ha esaurito il suo stand, incluse le opere di Umar Rashid, nella sua prima ora di apertura del VIP day. David Owens

Il boom dell’ultra-contemporaneo
Le vendite confermano un rapporto pubblicato da Artprice la scorsa settimana incentrato sui risultati d’asta di opere di artisti sotto i 40 anni. Il rapporto rivela che il mercato dell’arte ultra-contemporanea è in forte espansione, avendo generato 420 milioni di dollari tra luglio 2021 e giugno 2022, con un aumento del 28% rispetto all'anno precedente. Il prezzo medio delle prime cinque opere è balzato da 618mila a 4,9 milioni di dollari.

Sebbene sia ancora una piccola quota del mercato complessivo dell’arte (2,7%), uno degli aspetti più interessanti del segmento ultra-contemporaneo è che, contrariamente al modello tradizionale, è guidato da donne e artisti neri. Secondo Artprice, metà dei 200,9 milioni di dollari stanziati per l’arte ultra-contemporanea nella prima metà del 2022 sono riconducibili a dieci artisti, sette delle quali donne: Ayako Rokkaku, Flora Yukhnovich, Avery Singer, María Berrío, Anna Weyant, Christina Quarles e Loie Hollowell.

Nella top ten figurano anche Amoako Boafo, dal Ghana, e l’artista ivoriano americano Aboudia Diarrassouba. Tutte le nuove stelle sono pittori, la maggior parte di loro si esprime con un linguaggio tra la figurazione e l’astrazione.
Mentre c’è chi afferma che si stia riscrivendo la storia dell’arte, c’è chi crede invece che gallerie, case d’aste e investitori stiano cinicamente incassando. «Questo boom non ha nulla a che fare con la storia dell’arte, la criticità o il valore estetico, afferma l’art adviser di New York Lisa Schiff. «Si tratta piuttosto di arbitraggio delle informazioni e riguarda esclusivamente il denaro. È troppo presto per scrivere una qualsiasi storia dell’arte».

Più «inquietante» della frenesia stessa, sostiene sempre Schiff, è il modo in cui le gallerie stanno aumentando i prezzi del mercato primario in risposta ai prezzi delle aste degli artisti «prematuramente e a velocità e a livelli senza precedenti». E aggiunge anche: «mi sembra che seguire questo trend sia una mossa suicida per un giovane artista. A cosa stanno pensando le gallerie? Non conosco un solo collezionista che stia comprando questa “merda”».

Ma gli acquisti ci sono, se ci si fida dei comunicati stampa. Sia dai profili Instagram delle gallerie sia dalle aste, pare che i collezionisti (molti dei quali nuovi al mercato stesso) abbiano una profonda sete di nuovi talenti. Tanto che le case d’asta ora dedicano intere vendite al «nuovo» e al «nuovissimo» e, come nel caso del canale Artist’s Choice di Sotheby’s, vendono opere direttamente dagli studi degli artisti (anche se i margini di profitto su tali vendite sono insignificanti). Come dice un anonimo dealer: «Oggi non puoi separare il mercato dallo studio. La casa d’aste è indissolubilmente legata alla galleria, che è indissolubilmente legata allo studio. E tutto questo è legato a sua volta al pubblico. Questa grandissima “biomassa” si nutre a vicenda».

Frenesia sostenibile?
La domanda cruciale è se l’attuale frenesia «di alimentare» possa essere sostenuta. Dopotutto, il successo commerciale iniziale comporta un’enorme pressione e un mercato secondario in fuga può causare risentimento. All’inizio di questa settimana, guarda caso, l’artista Issy Wood su Instagram ha denunciato gli «stronzi» che mettono all’asta le sue opere.

«Non credo che l’attuale frenesia sia sostenibile», afferma un importante dealer. «I fuochi d’artificio diminuiranno per quegli artisti che non sono scelti dai collezionisti che hanno il potere di cementarne la reputazione».

Giles Huxley-Parlour, dell’omonima galleria, afferma che l’attuale tendenza non si manterrà stabile per lungo tempo: «per ogni fuoco di paglia, c’è ancora un mercato molto solido per artisti storicamente importanti i cui prezzi sono coerenti e in crescita da decenni».

Notando come la spesa discrezionale sia diminuita negli ultimi sei mesi, anche tra collezionisti molto facoltosi, Huxley-Parlour pensa che il «ronzio» attorno agli artisti ultra-contemporanei nasconda un «malessere più profondo nel più ampio mercato dell'arte» e aggiunge: «molte persone stanno aspettando per guardare cosa accadrà nei prossimi sei mesi».

In tempi difficili, l’arte blue-chip è spesso considerata una copertura contro l’inflazione. Si può dire lo stesso per le opere ultra-contemporanee? «Non consiglierei questa direzione [agli investitori]. Non considero ancora l'ultra-contemporaneo blue-chip» sostiene Schiff.

Anche Marc Glimcher, presidente e amministratore delegato di Pace Gallery, è d’accordo, soprattutto quando i prezzi per i giovani artisti sono gonfiati dai risultati delle aste. «Le cose che sono iper-gonfiate non sono una buona copertura contro l’inflazione.  Questo non vuol dire che non ci sia un vero consenso attorno ad alcuni lavori di questi artisti; quando Picasso aveva 40 anni, c’era un autentico consenso attorno al suo lavoro».

Il consenso ci può essere, ma, constatando il modo in cui di solito il mercato dell’arte è in ritardo rispetto a realtà economiche più ampie, Glimcher avverte:
«se i nostri governi continueranno ad agire con stupidità sfrenata, avremo un problema. La ricchezza finirà veramente e il mercato dell’arte ne risentirà come tutti gli altri settori».

L’occhio sulla London Art Week 2022

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