A chi interessa Raffaello al contrario?

A proposito della mostra alle Scuderie del Quirinale

Uno scorcio della mostra di Raffaello alle Scuderie del Quirinale
Teresa Pugliatti |

Il primo marzo scorso leggevo sul quotidiano «Il Sole 24 Ore» l’annuncio della grande mostra di Raffaello in un articolo di Francesco Di Teodoro. Già subito, e ovviamente senza aver visto la mostra, scrivevo una lettera a «Il Giornale dell’Arte» in cui esponevo il mio stupore per la «trovata» di datare le opere del grande Maestro in un percorso antistorico: dalla morte agli inizi.

Oggi che la mostra è stata felicemente riaperta posso con maggiore sicurezza, e convinzione, ripetere il mio stupore. E chiedere agli ideatori di questa «trovata» a quali visitatori hanno dedicato questo percorso. Non certo al grande pubblico, quello che si riversa nelle «grandi mostre» senza conoscerne il soggetto; né, peggio, ai giovani che debbono fare la prima conoscenza del grande Raffaello, ovvero ai nostri studenti.

Lo chiedo specificamente al collega Di Teodoro, il cui nome io conobbi quando insegnavo all’Università di Palermo e lui in Calabria. Come docenti avevamo più o meno gli stessi metodi di insegnamento: quelli cioè «classici» che si debbono necessariamente seguire per insegnare una materia che è essenzialmente storica e la Storia dell’Arte è, appunto, una materia storica.

E mi chiedo come sarà recepita questa mostra, sia dal grosso pubblico, che è quello al quale sostanzialmente un tale evento debba rivolgersi per offrire una conoscenza, e sia anche dai giovani che hanno necessità di imparare. Io credo che il pubblico che la visiterà si dovrà accontentare di vedere svolgere davanti ai propri occhi, passo dopo passo, dei quadri il cui percorso non ne chiarisce la genesi o addirittura la ragione.

Ma allora mi chiedo: a chi interessa questo percorso al contrario? E dunque a chi è rivolta questa mostra se io stessa, storica dell’arte, non sto al gioco? Come storica dell’arte e come professoressa di storia dell’arte gradisco rivedere Raffaello nel suo giusto cammino nel quale si verificano esperienze e incontri con vari personaggi ai quali farà ritratti che saranno, col passare degli anni, sempre più realistici e intensi. A partire da quello di Baldassarre Castiglione del 1513 e poi giù nel tempo, sempre più pregnanti, come quello di Leone X con Giulio De’ Medici e Luigi De’ Rossi del 1518.

Solo nell’ordine del tempo, e seguendone il cammino, siamo veramente vicini a comprendere l’artista. Come ho sempre detto ai miei allievi, la produzione di un artista è legata ai fatti della sua vita. In ciò si è fondato sempre il mio insegnamento. E su tale affermazione aspetto una risposta del collega De Teodoro o degli altri storici dell’arte che hanno partecipato a questa mostra. O anche da chi è d’accordo con me.

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