40 + 1 = ARCOMadrid
È l’anno delle celebrazioni per la fiera madrilena. Solo 8, però, le gallerie italiane, mai così poche negli ultimi 15 anni, e colleghi internazionali come Hauser & Wirth mancano all’appello



Si svolge dal 23 al 27 febbraio ARCOmadrid, edizione 40 (+1). Quando nel 2019 Maribel López ha preso le redini della più importante fiera d’arte contemporanea della Spagna, annunciando un nuovo ciclo, mai si sarebbe immaginata quanto nuovo sarebbe stato. Riuscì solo a organizzare un’edizione pre-Covid e per il rotto della cuffia. ARCO chiuse le sue porte il primo marzo 2020, 12 giorni dopo scattava il primo lockdown. Con la complicità di un governo che ha sempre fatto ballare le cifre del Covid al suono della sua musica, la López è riuscita a non cancellare nessuna edizione, spostando quella del 2021 da febbraio a luglio.
Una scelta coraggiosa per alcuni, incosciente per altri, ma comunque influenzata dalla pandemia che non permetteva la celebrazione di una fiera normale. ARCO chiamò a raccolta e il mondo dell’arte spagnola rispose unanime, anche i galleristi nazionali che per molti anni si erano visti superare nella lista d’attesa dai colleghi stranieri. Dopo l’edizione dell’ostinazione con quasi cento gallerie in meno, (Omicron o no) è ora di tornare alla normalità, riattivare il mercato, recuperare gli eventi perduti, innanzitutto l’anniversario dei 40 anni.
Ribattezzato 40 (+1), sarà uno dei pezzi forti della fiera che s’inaugura il 24 febbraio in presenza del re Filippo VI e consorte. Curato da María Inés Rodríguez, Sergio Rubira e il romano Francesco Stocchi, il programma «Arco 40 (+1)», allestimento all’architetto Pedro Pitarch, riunisce 19 gallerie internazionali che hanno segnato la storia della fiera. «È un progetto unico che unisce passato e futuro attraverso le gallerie che hanno contribuito a scrivere la storia di ARCO, spiega Maribel López. Le gallerie invitate ripropongono artisti che in edizioni precedenti ebbero un’importanza speciale nel loro percorso e con i quali continuano a lavorare. Abbiamo trasformato i tradizionali stand nelle sale di un ipotetico museo per creare uno spazio diverso, estraneo alla suddivisione tipica delle fiere, capace però di trasmettere e conservare l’identità e l’unità visiva di ogni galleria».
Tra i nomi in mostra Mario Merz (1925-2003), rappresentato dal torinese Giorgio Persano, per molti anni membro del comitato di selezione che ogni edizione doveva rimbalzare centinaia di gallerie. Nella sezione figurano anche le prime direttrici di ARCO, Juana de Aizpuru e Helga de Alvear, grande collezionista prima di diventare gallerista, fedelissimi come la parigina Lelong, la barcellonese Joan Prats e l’argentina Ruth Benzacar e tra le più giovani Krizinger di Viena con Monica Bonvicini, Mai 36 di Zurigo con Matt Mullican ed Esther Schipper di Berlino con General Idea. Thaddaeus Ropac (Londra, Parigi, Salisburgo, Seoul) partecipa con Gilbert & George; Chantal Crousel (Parigi) con Mona Hatoum e Jan Mot (Bruxelles) con Dominique González-Foerster.
La selezione riflette l’identità di ARCO e la sua maturità. La fiera che per anni ha cercato di superare un certo complesso d’inferiorità con un gran numero di eventi collaterali e party fino all’alba, si presenta per quello che è e che vuole essere: uno spazio di mercato sobrio, spazioso ed essenziale. L’anno scorso ridotta all’essenza, senza colpi di scena né proposte scandalose o polemiche, si rivelò all’altezza delle sue colleghe internazionali e ora lo vuole confermare con un Programma Generale in cui partecipano 159 gallerie.
Rinnovano la loro fiducia in ARCO nomi come Perrotin, Peres Projects, Nächst St. Stephan Rosemarie Schwarzwälder, Heinrich Ehrhardt e Elvira González e ritornano dopo alcuni anni d’assenza Continua, Henrique Faria, Jocelyn Wolff, Mehdi Chouakri e Meyer Riegger. Tra le new entries Neugerriemschneider, Simon Lee e Société. La grande assente dell’anno è Hauser & Wirth, che adduce come giustificazione l’apertura del nuovo spazio espositivo sull’Isola del Re a Minorca.
Con la proposta «SOLO/DUO» ARCOmadrid punta di nuovo sulla presentazione di progetti individuali o dialoghi tra due artisti con 25 gallerie tra cui ACB con Károly Hopp-Halász, Arróniz con Luca Bertolo e Chiara Camoni, Gregor Podnar con Marzena Nowak, Dvir Gallery con Lisetta Carmi e Marianne Berenhaut, Nueveochenta con Carlos Rojas e Rodrigo Valenzuela, P420 con Irma Blank, Patricia Ready con Vicente Matte e Sandra Vásquez de la Horra o Walden con Marta Palau.
La sezione «Opening by Allianz» dedicata ai talenti emergenti è curata da Övül Durmuşoğlu e Julia Morandeira, riunisce 15 gallerie tra cui East Contemporary, aperta nel 2020 a Milano da due giovani polacche, Anne-Sarah Bénichou, Intersticio e Sperling, in fiera per la prima volta, e Cibrián, Proxyco y Suprainfinit.
Nuova la sezione «Nunca lo mismo» (Mai lo stesso), dedicata all’America Latina, con 8 gallerie internazionali selezionate da Mariano Mayer e Manuela Moscoso, con opere di 9 artisti latino americani: Rodrigo Arteaga da AFA Galería, Sol Calero da Chert Lüdde, Jonathas de Andrade da Continua, Alberto Casari e Santiago Yahuarcani da Crisis, Santiago García Sáenz da Hache, Mauricio Poblete da Pasto, Jimena Croceri da Piedras Galería e Eduardo Navarro da Proyectos Ultravioleta.
Anche quest’anno i 17 «Progetti d’Artista» saranno realizzati esclusivamente da donne, tra queste Irma Álvarez Laviada (Luis Adelantado), Leiko Ikemura (Peter Kilchmann) Inés Medina (Jose de la Mano), Vera Pagava (Galerie Poggi), Marianna Simnet (Société), Sandra Vázquez de la Horra (Senda), María María Acha-Kutscher (ADN), Mar Arza (RocioSantaCruz) e la meravigliosa Nalini Malani (Lelong), reduce dalla grande mostra alla Fondazione Miró di Barcellona, celebrata in pieno Covid.
Le gallerie italiane sono solo 8, mai così poche negli ultimi 15 anni. Oltre alle già menzionate Persano di Torino, P420 di Bologna, East Contemporary di Milano e Continua di San Gimignano, partecipano Eduardo Secci di Firenze, Una Galleria con sede a Milano e a Piacenza, MAAB di Milano e la fedelissima Trisorio di Napoli.