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100 milioni per il patrimonio in pericolo

Luana De Micco

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Un fondo internazionale e una rete di «rifugi» nei Paesi sicuri per salvare il patrimonio culturale e archeologico minacciato in alcune regioni del mondo dalle guerre e dai saccheggi dei terroristi: sono le due iniziative prese durante la prima conferenza internazionale per la conservazione del patrimonio in pericolo, che si è tenuta il 2 e 3 dicembre scorsi.

L’incontro, voluto dalla Francia e dagli Emirati Arabi, con il patrocinio dell’Unesco, ha riunito i responsabili di una quarantina di Paesi e rappresentanti di istituzioni private. Proprio in quei giorni era in corso la drammatica battaglia di Aleppo, in Siria. E cinque premi Nobel lanciavano per la prima volta un appello alla comunità internazionale: «Alla tragedia delle popolazioni perseguitate si aggiungono il traffico, il saccheggio, la distruzione di un bene pubblico universale. Bisogna lottare contro chi si accanisce a ridurre in cenere questo patrimonio antichissimo. La sfida è storica. Dobbiamo esserne all’altezza», hanno scritto Kofi Annan, ex segretario dell’Onu, Aung San Suu Kyi, leader pacifista e ministro degli Esteri della Birmania, Ellen Johnson Sirleaf, presidente della Liberia, e gli scrittori Mario Vargas Llosa e Orhan Pamuk. Il fondo servirà a finanziare misure di salvaguardia nelle situazioni d’emergenza, a lottare contro i traffici illeciti dei reperti storici e partecipare al restauro dei beni culturali danneggiati. È stato previsto di riunire in un primo tempo 100 milioni di dollari (circa 93,7 milioni di euro), con contributi pubblici e privati, di cui 30 saranno sbloccati dalla Francia. Anche alcuni Paesi del Golfo e la Cina si sono già detti pronti a fare uno sforzo finanziario. L’ex ministro francese della Cultura, Jack Lang, attuale direttore dell’Institut du Monde Arabe di Parigi, ha spiegato che il fondo sarà di diritto svizzero e gestito a Ginevra, per «assicurare la neutralità agli occhi dei Paesi e dei mecenati».

La Dichiarazione di Abu Dhabi, un «segnale forte di speranza» per Irina Bokova, direttrice dell’Unesco, prevede anche la creazione di depositi protetti per custodire temporaneamente i beni culturali in pericolo. Un’idea che si deve al presidente del Louvre, Jean-Luc Martinez. Il quale ha anche proposto che il futuro deposito di opere del Louvre, che aprirà nel 2018 a Liéven, nel Nord della Francia, poco lontano dal Louvre-Lens, diventi un grande «centro di accoglienza» delle opere a rischio. Alcuni Paesi, tra cui il Senegal, si sono detti pronti a far parte di questa rete internazionale. «Minacciare, attaccare, distruggere e saccheggiare il patrimonio è prendersela con i fondamenti dell’identità dei popoli, della storia in cui si iscrivono e dei riferimenti su cui si costruiscono. Senza questo patrimonio, si legge nella Dichiarazione finale, è l’identità stessa di un popolo che scompare, la sua memoria che si cancella e il suo futuro che viene compresso». La «coalizione culturale» si riunirà nel corso del 2017 per fare il punto sull’avanzamento delle iniziative lanciate ad Abu Dhabi.

Luana De Micco, 04 gennaio 2017 | © Riproduzione riservata

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