«Solo 6 piani paesaggistici su 20 Regioni!»
È l’allarme lanciato da Marco Magnifico, presidente del Fai, che lancia la XXX edizione delle sue Giornate di Primavera (26 e 27 marzo). Dal 1983 a oggi hanno coinvolto 11 milioni di visitatori in 14mila mete inaspettate e spesso inaccessibili

Dopo i rinvii degli ultimi due anni, causati dal Covid-19, le Giornate Fai di Primavera tornano, nella XXX edizione (11 milioni, dal 1983 a oggi, i visitatori di oltre 14mila siti), nel primo weekend di primavera, il 26 e 27 marzo, e come ogni anno propongono mete inaspettate e spesso inaccessibili.
A chi è iscritto (o si iscrive) al Fondo, sono riservate visite straordinarie di luoghi che ospitano istituzioni, come Palazzo Sandi a Venezia,con l’affresco appena restaurato di Giambattista Tiepolo, o il Casino Mediceo di San Marco a Firenze, già rifugio e laboratorio del granduca alchimista Francesco I. Ma la maggior parte delle mete è aperta a tutti, con un contributo minimo: fra le altre, il corpo più antico della Villa medicea di Careggi (Fi), dove nacque Lorenzo il Magnifico, che qui riuniva l’Accademia Neoplatonica, o l’antichissimo Castel Cornedo (Bz), privato e perciò chiuso al pubblico.
Fra i castelli c’è anche il Mackenzie di Genova, mirabolante edificio di stile eclettico progettato da Gino Coppedè (1866-1927), aperto già nel 2021 e nuovamente quest’anno, a gran richiesta. Ma non mancano antiche manifatture e botteghe (come quella ceramica dei Del Monaco a Grottaglie, in provincia di Taranto), cartiere (a Isola del Liri, Frosinone), confraternite (a Gallipoli, Lecce) e magnifici percorsi nella natura.
Intanto il 19 febbraio, inaugurando la prima giornata del XXVI Convegno nazionale dei Delegati e dei Volontari del FAI–Fondo per l’Ambiente Italiano (19-26 febbraio), dedicato al tema oggi prioritario del paesaggio, il presidente Marco Magnifico ha posto l’accento sul fatto che se «i “nemici” del patrimonio storico e artistico, coloro che non lo riconoscevano, deturpandolo o abbandonandolo, hanno avuto spuntate molte delle loro armi, assolutamente non così i “nemici” del paesaggio. Gli ormai famosi piani paesaggistici, base indispensabile per una corretta e co-pianificata gestione del paesaggio, sono stati ridefiniti nel 2004 dal Codice Urbani e sono stati approvati solo in 6 Regioni su 20: Sardegna, Puglia, Toscana, Friuli, Piemonte e Lazio, anche se quest’ultimo presenta svariati problemi. Quello lombardo si è incagliato; altre Regioni possiedono un piano non copianificato con il Ministero della Cultura, come la legge impone, e dunque è come se non ci fosse. Sei su venti in 18 anni! È un segnale mostruosamente eloquente del disinteresse al tema».
E poiché, come ha ricordato Daniela Bruno, vicedirettrice generale per gli Affari Culturali del Fai, «redigere un Piano Paesaggistico è uno sforzo enorme, che richiede anni, occorre favorirlo con incentivi consistenti alle Regioni, che devono percepirne l’utilità per lo sviluppo e non solo l’ostacolo e le rigidità della tutela». Mentre il ministro Dario Franceschini, da parte sua, ha assicurato che il MiC promuoverà con il Fai l’indispensabile formazione «di professionalità all’interno delle Soprintendenze e delle Università, con competenze specifiche nella tutela del paesaggio».