La più costosa infrastruttura d'Europa

Roma, da capitale all’avanguardia del trasporto pubblico cittadino su rotaia a Cenerentola del Vecchio Continente

Uno dei «residuati bellici» che vediamo in giro per Roma
Dario Del Bufalo |  | ROMA

Metro C di Roma, la più costosa infrastruttura d’Europa. Quarantacinque varianti al progetto iniziale, con un budget che in pochi anni è quintuplicato, non è ancora terminata e chissà quando lo sarà? È costata più del doppio di qualsiasi altra metropolitana al mondo e nonostante ciò è ferma a metà e non riparte. Ripartirà? Roma era all’avanguardia negli anni Quaranta con i primi tunnel-Metro che collegavano la stazione Termini all’Eur (E42) e nel 1955 si inaugurava la prima tratta, chiamata Linea B, mentre la seconda, 25 anni dopo, si chiamerà Linea A, chissà perché?

Insomma da capitale all’avanguardia del trasporto pubblico cittadino su rotaia a Cenerentola d’Europa. Se pensiamo che Milano ha cominciato 20 anni più tardi e oggi ha il doppio di chilometri di rete di Roma, Parigi ne ha il doppio di Milano e Madrid il triplo. Per non parlare dei disagi sulle linee esistenti: scale mobili che si sbrindellano, inefficienza dei treni e dei tempi, stazioni chiuse per anni senza una valida ragione, come Repubblica, Barberini, Spagna.

La municipalizzata società Atac che gestisce i trasporti pubblici cittadini è al collasso per debiti, inefficienza e la sua rete di superficie è scandalosa (unica in Europa ad avere decine di bus in fiamme durante l’esercizio) e comunque sottoterra riesce ad andare anche peggio.

Mi chiedo però, dopo aver tritato i paleosuoli archeologici dell’Alma Città, dopo aver «tombato» le trivelle giganti nel sottosuolo, perché costava troppo tirarle fuori, lasciando così ai posteri un tesoro di archeologia industriale che verrà compreso non prima di 10 secoli da oggi e infine dopo aver constatato che sono finiti i soldi e che la Linea C non si farà nei tempi previsti e forse mai, quanto tempo ancora dovremo sopportare i disagi, il traffico e tutti i brutti cantieri semichiusi con gli orrendi «residuati bellici» che vediamo in giro per Roma?

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