«La Muta» di Raffaello torna a Urbino

Laura Lombardi |  | Urbino

Il «Ritratto di gentildonna» detto «La Muta», opera del periodo fiorentino di Raffaello (1505-07), proviene probabilmente dall’eredità di Vittoria della Rovere. Nel 1710 il dipinto è in Palazzo Pitti; poi trasferito nella villa medicea di Poggio a Cajano vi rimane fino al 1926, anno in cui è documentato agli Uffizi, per poi passare l’anno successivo nella Galleria Nazionale delle Marche in cui è attualmente conservato. Ora torna in questa sede dopo l’intervento dell’Opificio delle Pietre Dure che, svolto sotto la direzione di Marco Ciatti con la consulenza di Cecilia Frosinini, ha evidenziato i riferimenti ai modi di Leonardo cui rimanda anche la posa del ritratto simile alla «Gioconda».

Rispetto allo sfondo paesistico di quest’ultima tuttavia, Raffaello pone la figura a contrasto con un fondo scuro e uniforme, creando un risalto della figura che l’attuale pulitura da vernici, patinature e ridipinture,
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