È di moda l’incanto in rosa

La seconda puntata di (Women) Artists da Sotheby’s, incentrata su artiste del ’900 e contemporanee, registra buoni risultati (3,6 milioni)

«Rasch, rasch, rasch, meine puppen warten (Hurry, burry, hurry…my dolls are waiting)» (1975) di Leonor Fini è stato venduto per 604mila euro (stima 240-360mila euro)
Elena Correggia |

Fedele a un format che mescola nomi dell’arte noti e meno noti, la seconda puntata di «(Women) Artists», l’asta tematica dedicata alle donne artiste organizzata da Sotheby’s a Londra il 23 marzo, si è conclusa totalizzando 3,6 milioni di euro, sopra le stime pre asta che erano comprese fra 2,02 e 2,96 milioni e con l’80% dei lotti venduti. Rispetto alla prima edizione che nel maggio 2021 aveva visto un catalogo più distribuito lungo i secoli, l’incanto di quest’anno si è invece maggiormente concentrato sulle artiste del Novecento e contemporanee con il 70% dei lotti aggiudicati sopra le stime massime di partenza.

Un buon esito nel complesso, anche in termini di strategia per Sotheby’s, che dichiara di aver concluso affari con acquirenti provenienti dai cinque diversi continenti, compresi Africa e Medio Oriente, e dei quali un terzo erano nuovi clienti. Sotheby’s aveva avviato le sperimentazioni tematiche al femminile già nel 2019 con «Female triumphant», una sezione dell’asta serale di dipinti antichi, ed è stata poi seguita l’anno scorso anche da Christie’s. Fermo restando che nel contemporaneo si sta verificando un exploit di molte giovani artiste che non necessitano di aste dedicate, questo tipo di incanti al momento sta favorendo la riscoperta di alcuni nomi quasi sconosciuti al grande pubblico.

«Credo con convinzione che le artiste non dovrebbero essere segregate, ma al tempo stesso questo è il motivo per il quale organizziamo vendite di questo tipo, per richiamare l’attenzione sul problema e aprire il dibattito, afferma Marina Ruiz Colomer, esperta di arte contemporanea di Sotheby’s. Spero che un giorno non si parlerà degli artisti per il loro genere e sebbene sia un processo che richiede tempo, molto è stato fatto per correggere lo squilibrio. Ad esempio, benché l’offerta di opere di artisti uomini sia ben più ampia sul mercato secondario, stiamo assistendo a una rapida crescita della richiesta di opere non solo di artiste contemporanee ma anche di coloro che sono state tradizionalmente sottovalutate all’asta. Penso a Françoise Gilot, Louise Bourgeois, Maria Lassnig e Helen Frankenthaler per nominarne solo alcune, i cui lavori straordinari stiamo cominciando a vedere maggiormente all’incanto, ma i cui prezzi sono ancora molto lontani da quelli dei loro colleghi uomini».

I risultati della seconda asta «(Women) Artists» hanno confermato la fase ascendente per Leonor Fini, che segna il top lot con un dipinto straniante del 1975 «Rasch, rasch, rasch, meine puppen warten (Hurry, burry, hurry…my dolls are waiting)», carico di suggestioni simboliste e surrealiste, aggiudicato per oltre 604mila euro da una stima di 240-360mila. Stesso risultato per «Summer loving» di Cecily Brown, che partiva però da stime più alte di 480-720mila, un’opera a metà strada fra Astrattismo e figurazione in un’esplosione sensuale di materia pittorica.

Molto bene anche la centenaria Françoise Gilot, che solo ora il mercato sta rivalutando non solo per essere stata la musa di Picasso: il suo «Les enfants de Tunisie» del 1956 ha cambiato proprietario per 242mila euro (da 72-96mila), mentre «Paloma Pop», il ritratto che fece a Londra nel 1968 alla figlia, è balzato da una valutazione di 36-48mila a una vendita per 393mila. Bene le performance di autrici del primo Novecento come Marianne von Werefkin, Sonia Delaunay e Käthe Kollwitz, mentre è rimasta alla sbarra una delle «panchine della memoria» di Jenny Holzer stimata 240-360mila.

Offerto senza prezzo di riserva e aggiudicato invece a circa 63.500, decisamente sotto la stima di 180-240mila, l’insieme di oggetti e il tavolo collegati a «Rhythm 0», storica ed estrema performance di Marina Abramovic allo studio Morra di Napoli nel ’74. Fra gli exploit, invece, si segnala il record personale per Rebecca Solomon con «A young teacher», dipinto venduto per 362.700 (da 24-36mila) che, nell’apparenza di un ritratto di due bambine e una cameriera, esprime la denuncia delle ineguaglianze sociali e di genere vissute anche dall’autrice nella Londra di metà Ottocento. Record infine anche per la versatile artista contemporanea Donna Huanca con «Scipios», tela che incorpora un groviglio impetuoso dalle cromie prevalentemente blu, battuta per 75.500 (da 18-24mila).

© Riproduzione riservata «Paloma Pop» (1966) di Françoise Gilot è stata venduta per 393mila euro (stima 36-48mila euro)
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