È ancora la gente a fare una città

Massimo Melotti |

La città degli anni Duemila sembrava sino a poco fa seguire quell’andamento previsto, e tutto sommato controllato, di luogo in cui le dinamiche di pianificazione urbanistica trovavano, magari tra una speculazione e l’altra, un loro sviluppo. E così parimenti alla globalizzazione finanziaria che elabora dinamiche globali ma scollegate dalla reale economia, lo sviluppo urbanistico delle città, come effetto globalizzante, tendeva a un novello international style che conferisse loro quel carattere «cool» spendibile sul mercato immobiliare e a volte turistico.
Abbiamo visto così vecchie capitali europee cercare di ringiovanirsi come attempate madame con interventi di chirurgia estetica, e proprio come queste sfiorare il ridicolo (ruote giganti da luna park, megasupposte a sfidare i cieli); città del futuro sorgere nel deserto declinando dal nulla una visione della spettacolarizzazione high tech costruita sulla
...
(l'articolo integrale è disponibile nell'edizione su carta)

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Massimo Melotti