Al Castello Visconteo è in corso fino al 13 marzo «Il mito di Venezia. Da Hayez alla Biennale», rassegna allestita in occasione dei 1.600 anni dalla fondazione della città lagunare (fissata per tradizione al 25 marzo 421) e curata da Elisabetta Chiodini con la consulenza di un Comitato scientifico diretto da Fernando Mazzocca. Organizzata con Mets Percorsi d’arte, Fondazione Castello e Comune di Novara e impreziosita da numerosi dipinti poco o mai visti, provenienti da collezioni private di rango, la mostra documenta anche l’evolversi della pittura veneziana e italiana da metà Ottocento alle soglie del nuovo secolo.
Miti e riti di Venezia tra storia e paesaggio sono illustrati in circa 70 opere, distribuite in otto sale. L’esposizione si apre con una sezione dedicata alla pittura di storia in cui Francesco Hayez (1791-1882) fu campione illustre; lungo il percorso si incontrano poi sale dedicate all’evoluzione della veduta in paesaggio, alla vita quotidiana di tutta quell’umanità che ravviva le tele di maestri come Giacomo Favretto ed Ettore Tito, e all’idillio amoroso, tema allora assai fortunato dove pittura di genere e pittura del vero si incontrano.
Da segnalare la terza sala che, presentando 12 opere di Guglielmo Ciardi (1842-1917), costituisce una piccola monografica di uno dei più apprezzati paesaggisti del suo tempo, e quella che propone un focus su Luigi Nono (1850-1918) e su «Refugium peccatorum», una delle sue opere più note.