Sulla parità di genere nel mondo dell’arte la Germania è stata tra le prime nazioni a mettersi in gioco con grandi mostre di protagoniste singole o gruppi di artiste di ieri e oggi visitatissime nella terra di Goethe ma spesso snobbate nel resto d’Europa, Italia in primis. A partire dalla mostra «Fantastische Frauen» di Francoforte (2020) tutti i musei d’arte tedeschi hanno iniziato ad aprire forzieri incredibilmente ricchi di meraviglie troppo a lungo negate al pubblico per questioni legate al sesso di chi le aveva prodotte. In realtà, con le debite differenze a seconda delle latitudini di provenienza, nell’Europa dei secoli XVI-XVIII moltissime furono le talentuose artiste di successo, acclamatissime al loro tempo e finite nel dimenticatoio della storia.
«Donne di genio. Le artiste e i loro compagni», la mostra che il Bucerius Kunst Forum propone dal 14 ottobre al 28 gennaio 2024, presenta 140 opere provenienti dalle più importanti collezioni d’arte di 26 artiste vissute nei secoli XVI-XVIII facendo finalmente luce sulla feroce operazione di damnatio memoriae messa in atto almeno fino alla fine del ’900 da una storia dell’arte declinata sempre e solo al maschile. Sofonisba Anguissola, Judith Leyster, Marietta Robusti, Angelika Kauffmann, Lavinia Fontana, Anna Dorothea Therbusch e Rachel Ruysch, solo per citarne alcune, tornano a raccontare le loro incredibili biografie e carriere attraverso i propri capolavori: ritratti, nature morte, stampe e disegni creati in un arco di tempo che dal Rinascimento, attraverso il Barocco, abbraccia tutto il Classicismo.
E non solo: la mostra si spinge oltre, per la prima volta raccontando i contesti familiari in cui le artiste svilupparono le proprie carriere accostandone le opere a quelle dei loro compagni di ventura, padri, fratelli, cugini, zii, mariti, colleghi. Quali che fossero le loro costellazioni familiari queste donne diventarono pittrici di corte, insegnanti, imprenditrici, persino editrici e venendo insignite delle più alte onorificenze.
L’accostamento all’opera dei loro vicini/omologhi maschi non è naturalmente da intendersi come atto di legittimazione, al pari di un cognome acquisito per nascita o matrimonio, al contrario volendo rendere evidente, col paragone, come le somiglianze e le differenze formali e stilistiche non possano essere esclusivamente attribuite al sesso di chi eseguiva l’opera. Quanto mai attuale, essa offre nuovi spunti di riflessione su biografie e opere, su questioni contemporanee come la parità di genere e l’equilibrio tra lavoro e vita privata; dopo la tappa amburghese si sposterà al Kunstmuseum di Basilea dal 2 marzo al 30 giugno 2024.