«Bianca Ponzoni» (1557) di Sofonisba Anguissola (particolare), Berlino, Gemäldegalerie, Staatliche Museen zu Berlin. © Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie/Christoph Schmidt; Public Domain Mark 1.0

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«Bianca Ponzoni» (1557) di Sofonisba Anguissola (particolare), Berlino, Gemäldegalerie, Staatliche Museen zu Berlin. © Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie/Christoph Schmidt; Public Domain Mark 1.0

Il riscatto delle pittrici geniali

Al Bucerius Kunst Forum di Amburgo 140 opere di 26 artiste dal XVI al XVIII secolo: da Anguissola a Robusti, da Fontana a Kauffmann

Sulla parità di genere nel mondo dell’arte la Germania è stata tra le prime nazioni a mettersi in gioco con grandi mostre di protagoniste singole o gruppi di artiste di ieri e oggi visitatissime nella terra di Goethe ma spesso snobbate nel resto d’Europa, Italia in primis. A partire dalla mostra «Fantastische Frauen» di Francoforte (2020) tutti i musei d’arte tedeschi hanno iniziato ad aprire forzieri incredibilmente ricchi di meraviglie troppo a lungo negate al pubblico per questioni legate al sesso di chi le aveva prodotte. In realtà, con le debite differenze a seconda delle latitudini di provenienza, nell’Europa dei secoli XVI-XVIII moltissime furono le talentuose artiste di successo, acclamatissime al loro tempo e finite nel dimenticatoio della storia.

«Donne di genio. Le artiste e i loro compagni»
, la mostra che il Bucerius Kunst Forum propone dal 14 ottobre al 28 gennaio 2024, presenta 140 opere provenienti dalle più importanti collezioni d’arte di 26 artiste vissute nei secoli XVI-XVIII facendo finalmente luce sulla feroce operazione di damnatio memoriae messa in atto almeno fino alla fine del ’900 da una storia dell’arte declinata sempre e solo al maschile. Sofonisba Anguissola, Judith Leyster, Marietta Robusti, Angelika Kauffmann, Lavinia Fontana, Anna Dorothea Therbusch e Rachel Ruysch, solo per citarne alcune, tornano a raccontare le loro incredibili biografie e carriere attraverso i propri capolavori: ritratti, nature morte, stampe e disegni creati in un arco di tempo che dal Rinascimento, attraverso il Barocco, abbraccia tutto il Classicismo.

E non solo: la mostra si spinge oltre, per la prima volta raccontando i contesti familiari in cui le artiste svilupparono le proprie carriere accostandone le opere a quelle dei loro compagni di ventura, padri, fratelli, cugini, zii, mariti, colleghi. Quali che fossero le loro costellazioni familiari queste donne diventarono pittrici di corte, insegnanti, imprenditrici, persino editrici e venendo insignite delle più alte onorificenze.

L’accostamento all’opera dei loro vicini/omologhi maschi non è naturalmente da intendersi come atto di legittimazione, al pari di un cognome acquisito per nascita o matrimonio, al contrario volendo rendere evidente, col paragone, come le somiglianze e le differenze formali e stilistiche non possano essere esclusivamente attribuite al sesso di chi eseguiva l’opera. Quanto mai attuale, essa offre nuovi spunti di riflessione su biografie e opere, su questioni contemporanee come la parità di genere e l’equilibrio tra lavoro e vita privata; dopo la tappa amburghese si sposterà al Kunstmuseum di Basilea dal 2 marzo al 30 giugno 2024.

«Bianca Ponzoni» (1557) di Sofonisba Anguissola (particolare), Berlino, Gemäldegalerie, Staatliche Museen zu Berlin. © Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie/Christoph Schmidt; Public Domain Mark 1.0

Francesca Petretto, 12 ottobre 2023 | © Riproduzione riservata

Il riscatto delle pittrici geniali | Francesca Petretto

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