Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Francesca Petretto
Leggi i suoi articoliDa diversi anni l’artista, fotografa e regista statunitense Cindy Sherman (New Jersey, 1954) campeggia nella top five dei 100 artisti viventi più influenti, richiesti e quotati, della «Kunstkompass», pubblicata alla fine di ogni anno dalle riviste tedesche «Capital» e «Weltkunst».
Nel 2022 Sherman era in ottima compagnia, al fianco della coetanea Rosemarie Trockel e dei soliti Bruce Nauman, Georg Baselitz e Gerhard Richter. Da quasi 50 anni, a partire dal lavoro di svolta della sua carriera, la raccolta «Untitled Film Stills» (serie di 70 fotografie di sé stessa in bianco e nero che evocano i tipici ruoli femminili nei media performativi e nei film popolari di serie B degli anni Settanta), l’artista, nota in tutto il mondo per i suoi autoritratti concettuali, fa della moda e delle sue rappresentazioni il soggetto principale del suo lavoro.
Le numerose partecipazioni a riviste cult come «Vogue» e «Harper’s Bazaar» e la stretta collaborazione con famosi stilisti e brand del mondo della moda internazionale sono da sempre fonte di ispirazione per la sua arte, punto di partenza per considerazioni e domande critiche sui temi dell’identità, del genere, dell’età e su tutti gli stereotipi che vi fanno capo, di cui ama sottolineare con ironia l’artificiosità, ma anche la mutevolezza, ovvero quella che oggi viene meglio definita «fluidità».
Questo rapporto ambivalente di Sherman con il mondo della moda è al centro della mostra «Cindy Sherman: Anti-Fashion» che le Deichtorhallen ospitano presso la Collezione Falckenberg, dal 7 ottobre al 3 marzo 2024, già curata da Alessandra Nappo per la Staatsgalerie di Stoccarda e frutto di una collaborazione con lo studio newyorkese di Sherman e la Galleria Hauser & Wirth.
L’interesse dell’artista per il mondo della moda rivela un atteggiamento sovversivo nei confronti di ciò che esso rappresenta: attraverso l’umorismo e la messa in scena, le sue immagini diventano parodie della fashion photography, con figure che sfidano ciò che è socialmente considerato desiderabile e in questo modo smantellano le nozioni usuali di bellezza e alta moda. Le sue foto commentano anche l’invecchiamento nella nostra società e le nuove possibilità di abbellimento attraverso il digitale e gli interventi chirurgici, mostrando come la violenza e la crudeltà siano in gioco anche sotto la superficie lucente dell’industria della moda.

«Senza titolo #588» (2016-2018), di Cindy Sherman. © Cindy Sherman. Foto: Cindy Sherman e Hauser & Wirth