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«Scimmietta Zizì» (1952), di Bruno Munari. Cortesia di Fondazione Pirelli

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«Scimmietta Zizì» (1952), di Bruno Munari. Cortesia di Fondazione Pirelli

Eataly è anche un’Art House

Nell’ex Stazione frigorifera di Verona Bruno Munari, 9 giovani pittori italiani e Anastasiya Parvanova

Il progetto dedicato all’arte contemporanea della Fondazione Eataly Art House, emanazione di Eataly voluta da Oscar e Francesco Farinetti con Chiara Ventura che ne è direttice artistica, ha sede in quella che fu la Stazione frigorifera specializzata agli ex Magazzini Generali (via Santa Teresa 12), preziosa testimonianza di archeologia industriale anni Venti della cui funzione originaria resta oggi quasi nulla.

Al piano superiore per le mostre dell’Art House si apre il 13 ottobre «Bruno Munari. La leggerezza dell’arte», a cura di Alberto Salvadori e Luca Zaffarano e in collaborazione con Repetto Gallery di Lugano, a venticinque anni dalla scomparsa del geniale maestro che ha rivoluzionato l’arte, la grafica, il design e la didattica del ’900 (fino al 31 marzo 2024, catalogo E.Art.H., ingresso libero, da mercoledì a domenica dalle 12 alle 20, eatalyarthouse.it).

«La mostra è costruita con l’obiettivo di raggiungere un pubblico vasto basandosi su solide basi storiche, spiega Luca Zaffarano. Oltre alla collaborazione con gli Eredi Munari attraverso l’Associazione Bruno Munari e il comitato scientifico, composto da Jeffrey Schnapp dell’università di Harvard, Pierpaolo Antonello di quella di Cambridge, Antonella Pelizzari dell’Hunter College di New York e Nicola Lucchi, direttore del museo CIMA di New York. Abbiamo cercato di evitare di segmentare l’opera di Munari nelle varie discipline, sviluppando la mostra per temi su cui convergono le ricerche effettuate nei diversi campi».

In una prima sala buia si svolge il racconto «Dipingere con la luce» attraverso le «Macchine inutili» degli anni Trenta, che creano giochi di ombre fluttuanti nello spazio come film astratti, «Concavo-convesso» del 1947 e le «Proiezioni dirette» del 1951. In una seconda sala si sviluppano invece le cinque sezioni tematiche, tra percezione, regola e caso, dinamismo, fantasia, progettazione.

Per l’Art Market, ospitato nei corridoi radiali tra i prodotti alimentari, dal 13 ottobre al 31 marzo 2024 la proposta è a firma di Luca Beatrice con una selezione di nove giovani pittori italiani sotto il titolo di «Première». Di varia formazione e varia provenienza regionale, ma tutti nati negli anni Novanta, sono: Mauro Baio (Lecco, 1991), Chiara Calore (Abano Terme, 1994), Matteo Capriotti (Giulianova, 1996), Andrea Ceddia (Roma, 1997), Lorenzo Ermini (Montevarchi, 1996), Olga Lepri (Mosca, 1997), Gloria Franzin (Treviso, 1999), Sofia Massalongo (Verona, 1998) e Davide Serpetti (L’Aquila, 1990).

«Nativi digitali, familiari alle dinamiche della rete e alla comunicazione istantanea, scrive Beatrice, dalla tv ai social media, questo gruppo rappresenta una generazione di rottura, che si affaccia su un mondo completamente rinnovato, dai cambiamenti veloci e radicali, e che si esprime in una mescolanza di generi e linguaggi».

Coetanea è anche la pittrice di origine bulgara Anastasiya Parvanova, che oggi vive e lavora a Venezia, di cui è in corso fino al 28 gennaio 2024 l’esposizione curata da Treti Galaxie, progetto fondato da Matteo Mottin e Ramona Ponzini. Il titolo della mostra «Fili, ifi e grife» fa riferimento al Sonetto di grifi ife e fili di Andrea Zanzotto, tratto dalla raccolta Il galateo in bosco (1978). Parvanova si ispira dichiaratamente alle riflessioni del poeta veneto sui miti della classicità e la loro permanenza nella contemporaneità, dando origine a un universo pittorico popolato di creature misteriose in continua metamorfosi.

«Scimmietta Zizì» (1952), di Bruno Munari. Cortesia di Fondazione Pirelli

Camilla Bertoni, 11 ottobre 2023 | © Riproduzione riservata

Eataly è anche un’Art House | Camilla Bertoni

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