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John Eskenazi

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Un conflitto di grandi esperti sulle attribuzioni: il collezionista prevale sul mercante

Lo sceicco del Qatar vince una causa da 4,2 milioni di sterline contro il noto commerciante londinese John Eskenazi

Un giudice dell’Alta Corte britannica si è pronunciato a favore dello sceicco del Qatar Hamad Bin Abdullah Al Thani in una causa intentata lo scorso luglio dalla sua società, la Qatar Investment & Projects Development Holding (Qipco), contro il mercante londinese John Eskenazi, il principale e stimatissimo mercante internazionale specializzato nell’arte dell’India, del Gandhara, dell’Himalaya e del Sud-Est asiatico, mettendo in dubbio l’autenticità di sette manufatti acquistati nel 2014 e nel 2015 per un ammontare di 4,2 milioni di sterline.

Al Thani aveva richiesto di restituire gli oggetti e di venire rimborsato. Per uno di essi, una statua in pietra arenaria raffigurante la divinità Hari Hara acquistata per 2,2 milioni di dollari e descritta nei documenti di vendita come risalente al VII secolo e originaria dell’attuale Vietnam, Al Thani aveva richiesto anche un risarcimento per frode insinuando che il venditore sapesse che l’opera non corrispondeva alla descrizione.

In una complessa e lunga sentenza il giudice Richard Jacobs ha escluso che nella vicenda della statua di Hari Hara fosse stata commessa una frode, ma ha decretato che il venditore non aveva «argomenti ragionevoli» per esprimere il parere incondizionato che aveva rilasciato sulle altre opere e che quindi l’autenticità non poteva essere accertata.

Un portavoce dell’antiquario ha dichiarato: «Per questa accusa Johnny Eskenazi e la sua famiglia hanno sofferto ansia e una terribile angoscia. Sono quindi estremamente lieti che il Tribunale abbia respinto in toto l’accusa di frode dello sceicco e riconosciuto che questi oggetti erano stati venduti in buona fede».
Il rappresentante degli avvocati di accusa Pinsent Masons ha dichiarato: «Qipco è lieta che la Corte abbia confermato le convinzioni dell’accusa riguardo ai sette oggetti e si rammarica di aver ritenuto necessario intraprendere quest’azione per una questione di principio».

Per tutta la durata del processo, Eskenazi ha sostenuto che tutti gli oggetti tranne uno (il Bracciale del Serpente) erano indiscutibili. Il suo rappresentante ha commentato: «In definitiva la Corte ha scelto tra i pareri di due gruppi di esperti contrapposti».

In base alla sentenza del giudice lo sceicco potrà richiedere il rimborso delle spese e la restituzione della somma pagata per il Bracciale del Serpente (venduto come databile tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.), la statua di Hari Hara, Testa di dea (venduta come databile al II o III secolo), una Testa di Dioniso (venduta come databile intorno al II secolo), un Fregio del Gandhara (venduto come databile al III secolo), una Testa di Bodhisattva (venduta come databile al IV secolo) e il Krodha (venduto come databile tra il V e il VI secolo).

Il verdetto avrà probabilmente un impatto sul mondo dell’arte data la straordinaria e immacolata reputazione internazionale di Eskenazi che ha costruito le collezioni di primari musei mondiali e di illustri collezionisti privati nonché degli autorevoli studiosi che hanno condiviso e motivato le sue attribuzioni. Lo scultore britannico Anish Kapoor ha dichiarato alla nostra testata consorella londinese «The Art Newspaper»: «È senza dubbio il più grande mercante di arte antica indiana al mondo e il suo curriculum è impeccabile... Nel giudizio dei collezionisti e dei musei il lavoro irreprensibile di John per cinque decenni prevarrà rispetto a questo irrilevante caso giudiziario».

John Eskenazi

Riah Pryor, 02 dicembre 2022 | © Riproduzione riservata

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