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Una veduta generale della Cappella progettata da Norman Foster

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Una veduta generale della Cappella progettata da Norman Foster

Un bosco sacro per il Padiglione della Santa Sede

Il Vaticano per la prima volta alla Biennale di Architettura

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Arianna Antoniutti

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Città del Vaticano. È stato presentato ieri mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, il Padiglione vaticano per la 16. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, aperta dal 26 maggio al 25 novembre. Il Padiglione, dal titolo «Vatican Chapels», è stato illustrato dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e commissario dello stesso Padiglione, da Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia e da Francesco Dal Co, curatore del Padiglione.

Nelle parole del cardinal Ravasi, il Padiglione della Santa Sede si configura come «uno spazio privilegiato, all’interno dell’Isola di San Giorgio, in quel luogo altamente simbolico che è il bosco, luogo del silenzio, dell’ombra, della spiritualità». Un Padiglione diffuso, lontano dall’impianto tradizionale, che segna la prima partecipazione della Santa Sede alla Biennale di Architettura. «Le motivazioni della presenza vaticana hanno una ragione profonda, ha continuato Ravasi, «con un antecedente già annunciato dalle Biennali d’arte del 2013 e del 2015: la volontà di ricomporre il divorzio tra due sorelle, arte e fede, che per secoli hanno camminato insieme».

Con tale intento è nato un percorso, un «pellegrinaggio» creato per credenti e per non credenti, il cui simbolo e guida, scelto da Dal Co, è la Skogskapellet (Cappella nel bosco) edificata da Gunnar Asplund nel 1920 nel cimitero di Stoccolma. Dice Dal Co, citando Adolf Loos: «Quando ci si imbatte in un tumulo nel bosco, si incontra l’architettura, che è difatti misura, luogo di incontro. Non desiderando un padiglione costituito da progetti, rendering, disegni, abbiamo invitato architetti di fama internazionale (Andrew D. Berman, Francesco Cellini, Javier Corvalán Espínola, Flores & Prats, Norman Foster, Terunobu Fujimori, Sean Godsell, Carla Juaçaba, MAP Studio, Smiljan Radic Clarke, Eduardo Souto de Moura), a realizzare dieci cappelle per un padiglione che si misura in ettari e che sarà percorribile con mezzi a tre ruote».

Materiali diversi, legno, marmo, ferro, lastre in ceramica, per progetti assai differenti, privi di matrice comune ma contraddistinti da due segni: l’ambone, simbolo della parola, e l’altare, simbolo del vino eucaristico. Alle dieci cappelle si aggiungerà l’undicesima dedicata ad Asplund in cui sono riuniti progetti e modelli della Skogskapellet, per un Padiglione da cui ci si aspetta, ha sottolineato Baratta, «illuminazione e dilatazione della mente e dello sguardo».

Il 21 settembre inoltre, sempre nell’ambito della Biennale, la Santa Sede organizzerà un incontro, dal titolo «Il Cortile dei gentili», tra gli architetti David Chipperfield, Stefano Boeri, Mario Botta, Santiago Calatrava e il pubblico.

Una veduta generale della Cappella progettata da Norman Foster

Arianna Antoniutti, 21 marzo 2018 | © Riproduzione riservata

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Un bosco sacro per il Padiglione della Santa Sede | Arianna Antoniutti

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