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Silvia Mazza
Leggi i suoi articoliAlla fine è toccato anche a Dario Franceschini, come ai suoi predecessori, impegnarsi con una data poi disattesa: il 27 aprile scorso ancora niente da fare per l’inaugurazione del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, integralmente riallestito. Adesso si parla genericamente di prima dell’estate
«Lo slittamento è dovuto a molti motivi, dai problemi tecnici relativi alle teche espositive ai ritardi della ditta fornitrice, alla riforma con le sue complicazioni», riferisce Francesco Prosperetti, responsabile unico del procedimento, già direttore regionale in Calabria per il Mibact, oggi soprintendente ai Beni archeologici di Roma. Già, perché la riforma Franceschini in Calabria ha prodotto una fase transitoria del tutto specifica, che alla fine ha inciso anche sul museo.
Ora che si era giunti alle battute finali, dopo ritardi di ogni sorta da quel 2008 in cui iniziarono i lavori di restauro e ampliamento, tra sviste progettuali e costi lievitati alle stelle, è stato proprio il Mibact a intralciare se stesso. È accaduto, infatti, in Calabria, che la nuova organizzazione ministeriale derivante dalla riforma non abbia tenuto conto del caso particolare in cui il soprintendente archeologo della Calabria ricopre anche l’incarico di direttore del Museo Nazionale.
Una commistione di ruoli che ha radici storiche. Le collezioni del museo appartengono in parte non allo Stato ma al Comune, in quanto il museo civico nel 1954 è confluito, con una convenzione tra enti pubblici, nella collezione statale, mantenendo un suo status di proprietà comunale, ed è stato dato in gestione per 99 anni con obbligo di esposizione. In relazione a ciò, poiché il museo civico aveva un custode che vi risiedeva, nella costruzione dell’edificio (Palazzo Piacentini) sul suolo comunale, concesso appositamente, fu previsto che il soprintendente fosse nominato custode e avesse l’alloggio al suo interno. Da quel momento, quindi, l’edificio fu sede sia del museo che degli uffici della Soprintendenza. Ora tale circostanza è stata modificata con la riforma che sdoppia i due incarichi. Sennonché, in attesa di conoscere in agosto (per la proroga della scadenza in giugno) il nome del nuovo direttore del museo dei Bronzi di Riace (uno dei venti istituti d’eccellenza riconosciuti dal Decreto musei), individuato tramite bando internazionale, la vecchia sovrapposizione continua a permanere, con Francesco di Gennaro, già direttore della Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico Luigi Pigorini e del Museo Nazionale di Arte Orientale di Roma, che dal 10 marzo scorso (a seguito dell’interpello nazionale tra i dirigenti di seconda fascia del Mibact, scaduto il 22 gennaio) è insieme direttore del museo e nuovo dirigente della Soprintendenza archeologica della Calabria.
Mentre la soprintendente uscente, Simonetta Bonomi, è andata alla Soprintendenza archeologica del Veneto a Padova, in avvicendamento con Vincenzo Tiné, ora soprintendente della Liguria. Ma perché non si è prevista un’«eccezione» che consentisse a quest’ultima, che conserva la direzione scientifica dell’allestimento, di concludere l’iter burocratico sino al giorno dell’inaugurazione, ma di più, sino alla consegna al direttore vincitore del concorso? Che senso ha la nomina transitoria a direttore di Di Gennaro, per poco più di due mesi (che diventano quattro per la proroga), e, soprattutto, in un momento tanto delicato, e atteso, per il museo? Per il resto il quadro della nuova struttura organizzativa in Calabria si completa con la Soprintendenza mista (Belle Arti e Paesaggio, che accorpa la precedente Soprintendenza ai Beni architettonici e paesaggistici e quella ai Beni storico-artistici) con sede a Cosenza, assegnata a Margherita Eichberg, già dirigente della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici delle province di Reggio Calabria e Vibo Valentia. Nuovo segretario regionale è Nello Antonelli, già al Servizio ispettivo ministeriale. Ancora in assegnazione, invece, il dirigente del Polo museale regionale della Calabria: «Cosa che mi preoccupa molto, ha riferito la Bonomi, dato che i musei e i parchi archeologici una volta afferenti alla Soprintendenza archeologica (Sibari, Capo Colonna, Crotone, Monasterace, Locri, Scolacium e Vibo Valentia) sono passati al nuovo organismo, di fatto però non attivo».
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