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Francesca Romana Morelli
Leggi i suoi articoliDalla fine del Novecento diventata il parcheggio di giovani tedeschi e stranieri, Berlino è stata definita il «paese dei balocchi»: divertente, tollerante, ma anche un luogo in cui si smarrisce il senso della crescita e dell’ordine sociale. Da questa riflessione è partito un progetto artistico di Gianluca Malgeri (Reggio Calabria, 1974) e di Arina Endo (Hyogo, Giappone, 1983), attivi tra Firenze e la metropoli tedesca.
Al Magazzino, fino al 30 gennaio, presentano «Homo ludens», una mostra a quattro mani con sculture, installazioni, disegni, acquerelli e collage incentrati sulla rilettura di Pinocchio compiuta da Carmelo Bene, che vede nel burattino di legno il «monito a decrescere», perché la sua trasformazione in un bambino perbene, con la conseguente perdita del naso ingombrante, costituisce «l’attimo del consegnarsi definitivamente all’obbedienza».
Nella stanza centrale una scultura in filo di rame e che tocca quasi il soffitto, raffigura il burattino di Collodi con un naso lungo due metri; sotto la scultura, poggiano a terra una serie di architetture fantastiche, monumenti a giochi collettivi (scivoli, «calcinculo», giostre). Una saletta con opere più strutturate mette in scena il fatidico «momento dell’Abbecedario»: la presa di coscienza delle responsabilità dell’età adulta e l’obbedienza alle regole sociali.
Consapevoli che il gioco è fondamento dell’organizzazione sociale e in generale della civiltà, Malgeri ed Endo affermano la necessità di mantenere vigile la parte infantile dentro di noi, una condizione mentale con cui guardare diversamente la realtà, la società e la cultura contemporanee. Allora Pinocchio si rivela essere, concludono gli artisti, un «quasi-monumento all’innocenza, all’irriverenza e anarchia intrinseca nell’atto creativo».
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