Simone Facchinetti; Alberto Fiz; Chiara Massimello
Leggi i suoi articoliDipingere insieme 21 posteriori
Un’intrigante tela (74x92 cm) attribuita a Théodore Géricault (e collaboratore) andrà all’asta presso Briscadieu Bordeaux il 14 ottobre, alla stima di 400-600mila euro. Sono 21 posteriori di cavalli, divisi su tre ordini sovrapposti. Si tratta di un abbozzo condotto nelle scuderie di Versailles, sede della scuola di equitazione nazionale. È lì che Géricault seguiva, da appassionato, le corse.
Il punto critico della vicenda è: chi l’ha dipinto veramente? Di Géricault si conosce una versione autografa, poco differente da quella messa all’asta, conservata nella collezione di Charles de Noailles e considerata dallo Stato francese un tesoro nazionale.
L’esperto di riferimento di Géricault, Philippe Grunchec, ha dichiarato che sono ascrivibili al grande pittore romantico i quattro cavalli in alto a sinistra. Sugli altri ha espresso dei dubbi, ipotizzando che siano di un’altra mano, forse di Antoine Alphonse Montfort. Brutta storia per il mercato: guai a introdurre dubbi, incertezze, segnali di pericolo. (Simone Facchinetti)
Tentazione doppia
A volte basta un titolo per promuove un dipinto. Soprattutto quando il calembour che mette in crisi immagine e parola viene proposto da René Magritte. L’esitazione è tutta lì, con la notte e il giorno che s’incrociano creando un mondo sottosopra. Nell’ombra spuntano due grandi mele mascherate che sembrano uscite da un film di Stanley Kubrick.
Il simbolo della tentazione torna in un’ironica teatralizzazione nella pittura. «La Valse Hésitation» (1955) è l’opera più costosa proposta da Sotheby’s a Parigi e va all’asta il 19 ottobre con una richiesta di 10-15 milioni di euro. Una bella somma per l’artista che nell’ultimo quadriennio ha avuto un super incremento del 260%.
Ma pur sempre sette volte in meno rispetto alla sua opera portabandiera «L’Empire des lumières» che il 2 marzo 2022 era stata venduta da Sotheby’s a Londra per la cifra record di 71 milioni di euro. Alberto Fiz
Il valore sta nella misura
«Quello che non ho è una camicia bianca», cantava Fabrizio De Andrè in una delle sue classiche ballate contro il potere. Ma non gli sarebbe certo dispiaciuto l’aspetto enigmatico, persino un po’ spettrale, che circonda gli oggetti di Domenico Gnoli. Nemmeno le camicie inamidate.
Ed è proprio «Giro di collo 15½» (1966) dall’artista italoamericano che ha incrociato Pop e Surrealismo, a spiccare nella «Thinking Italian» in programma da Christie’s a Parigi il 20 ottobre.
Sebbene provenga dalla collezione di Jean Krugier e sia stato esposto nel 1968 a documenta di Kassel per poi essere selezionato da Germano Celant nel 1994 per la mitica «Italian Metamorphosis», la richiesta di 1,5-2 milioni di euro appare piuttosto prudente.
Il 13 maggio 2015 un altro «Giro collo 14». era stato venduto da Phillips a New York in un’asta curata da Francesco Bonami per 6,1 milioni di euro. Il valore si adeguerà alla misura del colletto? (Alberto Fiz)
Era la Luna l’obiettivo
È consigliabile dare uno sguardo al retro dei dipinti dove Lucio Fontana lasciava sempre qualche appunto prezioso: in «Concetto spaziale. Attese» compare la scritta «Gli obiettivi di Luna 9». Il riferimento del maestro spazialista è alla sonda lanciata nel 1966 (lo stesso anno del dipinto) dall’Urss sulla Luna.
Girando il dipinto sul verso si scopre un superclassico, ideale per il mercato, con quattro tagli su fondo rosso Ferrari disposti con ordine su una superficie di 73x60 cm. Questo è il Fontana che vogliono tutti ed .èper questo che Christie’s, nella vendita parigina del 20 ottobre, punta in alto partendo con una valutazione piuttosto sostenuta di 2,5-3,5 milioni di euro.
Anche negli anni d’oro composizioni di questo tipo non hanno quasi mai superato i 3 milioni. Eccezion fatta per «Concetto spaziale. Attese» che il 7 marzo 2018 da Sotheby’s a Londra si era imposto per 5,6 milioni di euro. Ma in quel caso i tagli erano sei. È chiaro che più tagli più costi. (Alberto Fiz)
La bellezza delle idee difficili
L’11 ottobre, a New York, nella sua asta autunnale di fotografia, Phillips propone una grande stampa dell’americano Richard Misrach, «Surf #3» (2018). Chromogenic print, stampata nel 2019, misura 111,8x228 cm ed è montata su allumino.
Edizione 3 di 7, la stima dell’opera è di 25-35mila dollari. Misrach (Los Angeles, 1949), come Thomas Struth e Andreas Gursky, suoi coetanei tedeschi, pionieri del colore, realizza immagini di grande formato che sfidano i limiti della fotografia. Ha studiato a lungo la luce, il tempo e l’interazione della luce nel tempo.
Vedere le sue opere dal vivo emoziona per il senso di immenso che riesce a conferire alla natura, rappresentata in un particolare momento, ma l’apparenza estetica cela anche un contenuto ecologico e politico. «La bellezza può essere un potente veicolo di idee difficili», ha dichiarato l’autore stesso. (Chiara Massimello)