Denise La Monica
Leggi i suoi articoliLa costruzione delle Alpi. Immagini e scenari del pittoresco alpino (1773-1914), pubblicato da Donzelli, è un volume estremamente ricco («spesso» lo definirebbe l’autore Antonio De Rossi) di informazioni, e assai complesso per l’intersezione con questioni che, a loro volta, attraversano numerose discipline (geografia, ambientalismo, storia dell’arte, cultural history ecc.).
Scritto dal direttore del centro di ricerca Istituto di Architettura Montana presso il Politecnico di Torino, è l’esito di una prolungata esperienza diretta e di una continuata attività di studio e meditazione riguardo al settore alpino, inteso come ambito geografico specifico, uno spazio sovranazionale ed europeo, che viene materialmente e teoricamente «costruito» dal punto di vista dell’immaginario collettivo, delle pratiche pubbliche e delle dinamiche di patrimonializzazione tra la fine del Settecento e il 1914, prima dello scoppio della Grande Guerra.
Con questo coraggioso lavoro l’area montana di alta quota che va dalle Alpi marittime, che si affacciano sul Mar Mediterraneo con l’augusteo Tropaeum Alpium, alle Alpi Lepontine, che si insinuano nel cuore dell’area elvetica, viene indagata in prospettiva storica: dalle alterazioni materiali cui è stata sottoposta (infrastrutture, rifugi ecc.), alla creazione di una sua percezione come luogo «pittoresco» e meritevole di essere conservato in quanto quadro paesaggistico, attraverso descrizioni che utilizzano metafore architettoniche, nonché lo sviluppo di uno specifico filone iconografico e di una correlata cartografia, al suo uso sociale come spazio ricreativo e meditativo in antifrasi alla caotica e troppo antropizzata dimensione urbana. Il protagonista di questo percorso creativo, fisico e concettuale, è lo «sguardo continuo» che le urbanizzate borghesie colte dell’Ottocento hanno dedicato allo spazio alpino, fondando una percezione dei luoghi ancora viva nella popolazione residente.
Si delinea così, con uno scarto verso un ambito naturale aspro e selvaggio, eppure nel cuore della iperurbanizzata Europa, una corposa e complessa ricerca che si innesta nella più ampia riflessione sulla nascita dell’idea del paesaggio come bene da proteggere per le future generazioni.