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Viviana Bucarelli
Leggi i suoi articoliNew York. A New York, dove fuggirono e si stabilirono nel 1938, Ruth e Costantino Nivola trovarono la libertà dalle leggi razziali e dalla persecuzione politica (Ruth era ebrea e Costantino antifascista e in stretto contatto con il movimento di Giustizia e Libertà dei fratelli Rosselli), trovarono una casa per sempre, una comunità di amici tra i più importanti intellettuali e artisti della loro generazione (da Calder a Saul Steinberg e Le Corbusier con cui Nivola condivise per un periodo lo studio) e diventarono parte dell’élite culturale.
Una mattina, fuori dalla loro casa di East Hampton, a Long Island, NY, trovarono una bicicletta rossa lasciata in regalo per il loro piccolo Pietro, con su un biglietto che diceva «Per Pietro da Jackson»: «Jackson» era Pollock che abitava a pochi minuti di distanza con la moglie Lee Krasner e che regolarmente frequentava la loro casa. A New York Nivola creò la maggior parte delle sue celebri sculture ma anche 21 importanti progetti di arte pubblica (tra cui la decorazione per lo showroom di Olivetti della Fifth Avenue) in collaborazione con architetti e urbanisti, distribuiti tra i cinque quartieri cittadini e di cui 17 si trovano ancora nella loro destinazione originale.
Ora la Arthur A. Houghton Jr. Gallery dell’Università Cooper Union, a cura di Steven Hillyer, direttore della Irwin S. Chanin School of Architecture Archive at The Cooper Union e dell’architetto Roger Broome, presenta la mostra «Nivola in New York: Figure in the Field» che, attraverso maquette, sculture, disegni originali, fotografie e altri oggetti, racconta, per la prima volta, la storia di questi progetti che Nivola realizzò, nell’arco di quarant’anni, per New York. Una guida tascabile gratuita ideata per la mostra aiuterà i visitatori a vedere i lavori in situ.
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