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Marco Marsilio, presidente della Regione Abruzzo

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Marco Marsilio, presidente della Regione Abruzzo

La cultura come cura

Intervista a Marco Marsilio, presidente della Regione Abruzzo, sullo stato dell'arte della sua regione

Giorgio D'Orazio

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Come tutta l’Italia anche l’Abruzzo è uscito dalle prime fasi dell’emergenza Coronavirus e vive un momento delicato. A fare il punto sullo stato delle cose è Marco Marsilio, presidente della Regione Abruzzo dal 2019, nato a Roma nel 1968 da una famiglia di origine abruzzese, laureato in Filosofia all’Università La Sapienza di Roma, già deputato (2008-13) e senatore della Repubblica (2018-19).

Presidente Marsilio, qual era la situazione della cultura in Abruzzo prima dello scoppio della pandemia?

L’Abruzzo come tutte le regioni italiane, ma più di alcune, soffre da anni la scarsa incidenza delle Politiche Culturali nella Programmazione Economica e Finanziaria, avendo dovuto nel tempo fare i conti con progressivi depauperamenti delle risorse a causa di urgenze e necessità che la classe politica ha ritenute prioritarie nei riguardi di un ambito troppo spesso associato al voluttuario, se non al superfluo nel peggiore dei casi. La nuova Agenda Europea ha reso giustizia a questa improvvida percezione e ha posto tra i suoi assi prioritari la «cultura come cura». Chiusi in casa, ci stiamo rendendo conto di quanto fondamentale e fragile sia il nostro patrimonio culturale. La nostra Regione, che pur ha in Val di Sangro il più grande polo industriale del Centrosud, può fregiarsi di pregi naturalistici (con il 33% del territorio destinato a Parchi, Riserve e Aree Protette), di eccellenze culturali (con le grandi scoperte archeologiche e il primo sito dove è stata «coniata» la parola Italia), nonché di particolarità turistiche uniche in Europa per biodiversità e tipicità.

Come e quando riprenderanno il proprio corso i progetti culturali e i lavori già avviati?
Sono sicuramente in ginocchio il settore della cultura popolare, i teatri, gli organizzatori di festival, premi, eventi e gli operatori delle produzioni dello spettacolo dal vivo. Nei soli giorni intorno alla scorsa Pasqua sono state abolite manifestazioni identitarie per la nostra Regione: i riti della Settimana Santa più antichi d’Italia, la Madonna che Scappa di Sulmona, il corteo dei Talami di Orsogna. Quest’anno alla nostra memoria mancheranno anche le edizioni del Rito dei Serpari di Cocullo, la Madonna della Libera di Pratola Peligna, iu Caienne di Tornimparte, i riti della Pietracquaria di Avezzano, la rappresentazione de Lu Lope di Pretoro. Problemi si prospettano anche per manifestazioni di grande impatto come la Perdonanza Celestiniana a L’Aquila, Patrimonio Unesco, e per la Giostra Cavalleresca di Sulmona. Vi sono prospettive scure per il settore dei prodotti tipici, con grave pregiudizio per l’indotto turistico. Il mondo dei Premi Letterari (Croce, Scanno, Abbateggio, Penne, Flaiano, Silone, Borsellino, Asimov) o si adatta alle nuove condizioni o deve reinventarsi. Come si può presumere non tutto è fruibile «a distanza». Gli effetti economici negativi per le istituzioni e i lavoratori dello spettacolo sono e saranno ingenti anche nei prossimi mesi.

L’Abruzzo è una regione piccola ma ricca di sfaccettature territoriali e storico artistiche. Quali le opportunità e le criticità nell’ambito culturale?

La particolarità abruzzese è l’esigua, ma qualificata presenza di istituzioni beneficiarie del Fondo Unico dello Spettacolo, che saranno chiamate a valorizzare al massimo la loro funzione di infrastruttura «di Prossimità», per residenti e turisti che nell’immediato saranno per lo più nazionali. La stretta interrelazione tra i mondi della cultura, dell’istruzione, del turismo e della cura dovrà essere considerata con grande attenzione. Dobbiamo tutelare e sorreggere la soglia minima sotto la quale l’offerta culturale non è in grado di stimolare la domanda e permettere quella vitalità trasformativa che è la ragion d’essere delle organizzazioni culturali che fanno bene il loro mestiere. Occorre comunque salvaguardare la continuità di gestione delle diverse amministrazioni. La tentazione sarebbe quella di chiedere contributi a fondo perduto. Questa volta si presenta però l’opportunità di provare a superare una logica che se è meritoria negli obiettivi, nei fatti si può rivelare inefficiente ed inefficace.

Quanto pesa la voce arte nelle pianificazioni del Governo regionale?

Ahimè, pesa poco, forse pochissimo. Essenzialmente per ristrettezze di risorse, fondamentalmente per l’autoreferenzialità dei tanti soggetti preposti all’individuazione e al finanziamento di iniziative di prestigio che sono scollegate, talvolta estemporanee, troppo spesso disomogenee e con uno spiccato carattere localistico che non le fa assurgere alla notorietà che meritano. Com’è noto, ad esempio, le Soprintendenze si occupano della tutela dei Beni, dei Monumenti e del Paesaggio, la Regione della valorizzazione delle Eccellenze, ma l’interlocuzione tra le due istituzioni è spesso asfittica e balbettante. Non sono aprioristicamente un fanatico dei tavoli di confronto, ma in questo caso sono quantomeno auspicati. È «ballerino» il rapporto con le fondazioni e le istituzioni bancarie o i grandi imprenditori del territorio, che ritengo dovrebbero reinvestire in cultura parte degli utili raggranellati in regione quali «genii loci». L’accesso all’ArtBonus, al tax credit e alle misure di defiscalizzazione su imprese di beni e attività culturali è ancora timido e incerto. Sul modello aquilano, ad esempio, un’altra opportunità d’intervento è rappresentata dagli investimenti per il recupero del patrimonio culturale e il miglioramento delle infrastrutture che ne sono funzionali, con specifica preferenza ai progetti che consentano anche di mobilitare investimenti privati per la realizzazione di attività di compendio.

L’Aquila ha fatto da poco i conti con un decennio post sisma. A che punto è la ricostruzione e quali sono le novità più rilevanti sotto l’aspetto del recupero dei beni culturali?

L’Aquila è la prova provata di come un evento tragico e luttuoso possa essere «scontato» con l’attenzione, il rispetto e il riguardo nei confronti degli uomini e delle bellezze ferite. In questi anni la città è stata palestra diuturna di confronto tra i più grandi professionisti mondiali di ricostruzione, restauro, ripristino e ammodernamento, senza infliggere pene devastanti all’autenticità e all’identità storico culturale. A ricostruzione conclusa, la città sarà, innegabilmente la città italiana d’eccellenza, con le sue stratificazioni architettoniche, i palazzi più belli dell’Urbanesimo, le piazze e le chiese mozzafiato. Una Pompei moderna, antropizzata, vissuta, rigenerata con accorgimenti tecnologici all’avanguardia e invisibili per non irritare la bellezza complessiva, ma sicuramente senza iperboli, una delle città più belle al mondo.

A quali attività di promozione sta pensando la Regione Abruzzo per la valorizzazione del turismo culturale alla luce della Fase 2 dell’emergenza Coronavirus?

Non mi dispiace l’idea del ministro Franceschini di ipotizzare e progettare un canale Netflix per la cultura a lenire l’attuale impossibilità di riaprire i luoghi deputati, ma non possiamo smettere di cercare altre strade per aiutare la cultura. Vale la pena attingere, oltre ai fondi nazionali, alle risorse europee, come mai fatto prima, con una burocrazia comunitaria meno bacchettona e più collaborativa. Oltre al programma direttamente rivolto ai settori culturali e creativi Scc (Europa Creativa), programmi come ErasmusPlus, Horizon 2020, Cosme, ma anche i Fondi Strutturali e di Investimenti Europei (Sie) della politica regionale, solo per sollecitarne la disponibilità più congrua e ampia, supportano in maniera significativa i Scc. Ma si deve fare di più. Anticipando la programmazione Fesr, Fse e Psr 202127 dovremmo suggerire come Sistema Paese, con motivata veemenza, un accurato ripensamento del budget e dei programmi, assicurando da parte nostra un’attendibile e novella capacità di spesa. Altra soluzione può essere rappresentata, in non pochi casi, dall’introduzione di un credito d’imposta automatico sull’acquisto dei biglietti e delle spese sostenute nella filiera dei servizi offerti, per esempio sul modello dell’ArtBonus. Infine, in cauda venenum, l’Abruzzo, con le sue meraviglie ambientali e paesaggistiche e le sue unicità è l’unica regione italiana che non si è dotata dello strumento straordinario della Film Commission. Durante la mia presidenza vorrei colmare questo gap.

Giorgio D'Orazio, 12 giugno 2020 | © Riproduzione riservata

La cultura come cura | Giorgio D'Orazio

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